Rinnovabili • Rinnovabili •

Decreto Ilva: ok dal Senato ad un futuro incerto

L’assemblea di Palazzo Madama rinnova la fiducia al Governo approvando l’ultimo provvedimento Salva Ilva. Concesse ulteriori proroghe ed estesa l'immunità penale e amministrativa ai futuri acquirenti

Decreto Ilva: ok dal Senato ad un futuro incerto

 

(Rinnovabili.it) – Via libera all’undicesimo decreto Ilva. Con 168 voti favorevoli, 102 contrari e due astensioni questa mattina il Senato ha rinnovato la fiducia al Governo, approvando definitivamente il ddl di conversione del decreto-legge 9 giugno 2016, n. 98, con cui si introducono una serie modifiche all’impianto normativo per la cessione dell’azienda.

Dopo aver provato a salvare lo stabilimento siderurgico con prestiti milionari ed essersi guadagnata una procedura di infrazione Ue per gli ultimi 300 milioni euro concessi, a Roma non resta che vendere. Ma per poterlo fare ha dovuto garantire ai futuri acquirenti o affittuari un’immunità praticamente totale: garanzia di non punibilità per tutte le azioni messe in atto sulla base del piano ambientale, una proroga per l’attuazione del medesimo e nessun obbligo nei confronti dei pregressi prestiti.

 

Ed è esattamente questo quello che il nuovo Decreto Ilva metterà in atto. L’articolo 1 del ddl sposta l’onere di rimborso dei sopracitati 300 milioni di euro a carico dell’amministrazione straordinaria del Gruppo ILVA e non più dell’acquirente o affittuario, a cui sarà estesa anche l’esclusione della responsabilità penale per l’attuazione del Piano ambientale e l’autorizzazione alla prosecuzione dell’attività produttiva e la commercializzazione dei relativi prodotti.

 

Il Governo ha deciso di essere generoso anche con i tempi di risanamento, che potranno essere ancora più lunghi dal momento che è prevista una nuova proroga per l’attuazione del Piano. Nel dettaglio, i nuovi compratori avranno tempo fino al 31 dicembre 2019 per realizzarlo, più di tre anni oltre l’originale scadenza fissata al 4 agosto 2016.

 

L’immunità preoccupa le opposizioni che hanno criticato aspramente proroghe e deroghe contenute nel ddl. Ma il Viceministro allo Sviluppo economico Teresa Bellanova liquida così il nuovo scudo penale e amministrativo previsto per l’acquirente: “il buon senso ci dice che chi applica una norma non può essere, al contempo, punito per l’adempimento della stessa. Nel corso delle varie fasi, d’altra parte, continueranno a trovare applicazione tutte le norme riferite alla tutela della salute e della sicurezza sul lavoro. Questo, va da sé, costituirà garanzia di trasparenza e applicazione delle norme”. 

In realtà, almeno per quanto riguarda il decreto in questione, tutte le garanzie arriverebbero solo dal nuovo Comitato di esperti, selezionati dal Ministero dell’Ambiente, a cui è affidato lo svolgimento dell’istruttoria per la valutazione delle modifiche del Piano ambientale proposte nell’ambito delle offerte.

 

A tirarsi dietro grandi critiche è anche l’articolo 2 del provvedimento che posticipa al 2018 il termine previsto per il rimborso degli importi finanziati da parte dello Stato in favore del Gruppo ILVA. “A tal fine – riporta la nota stampa del senato –  si autorizzano i commissari a contrarre finanziamenti statali per un ammontare complessivo fino a 800 milioni di euro (di cui fino a 600 milioni di euro nel 2016 e fino a 200 milioni di euro nel 2017) al fine esclusivo di attuare il Piano di tutela ambientale e sanitaria”.

 

In che modo? Per 400 milioni almeno attraverso un prelievo a carico della Cassa per i servizi energetici e ambientali (ex Cassa conguaglio).

La misura aveva fatto saltare dalla sedia l’Autorità per l’Energia AEEGSI che, in un documento inviato a Governo e parlamento solo qualche settimana fa, metteva ben in chiaro come il prelievo e la restituzione prevista non prima del 2018 avrebbe ridotto i margini di manovra da parte della Cassa, con un rischio ben definito: “determinare la necessità di acquisire ulteriore gettito derivante dal prelievo tariffario a gravare sulle bollette energetiche di famiglie e imprese”.

Nel frattempo scaldano i motori le due cordate in lizza per l’acquisizione: AcciaItalia (composta da Cdp Equity-DelFin-Arvedi) e Am Investco Italy (composta da ArcelorMittal-Marcegaglia). Il termine per la presentazione delle offerte vincolanti contenenti i piani ambientali e industriali è scaduto lo scorso 31 giugno ma per sapere chi si è aggiudicato l’Ilva si dovrà attendere gli inizi del 2017.