di Paolo Travisi
Passi in avanti positivi sul regolamento sul fine vita dei rifiuti da costruzione e demolizione, il cosiddetto decreto End of Waste. Approvato nel 2022 era stato rivisto lo scorso fine giugno dal MASE, su sollecito degli operatori del settore, tra cui l’Anpar, l’Associazione nazionale produttori di aggregati riciclati, costola di Assoambiente, che da tempo ha sollevato diverse criticità.
“Grazie all’interlocuzione continua con gli uffici del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica attendiamo nelle prossime settimane i primi chiarimenti sul nuovo regolamento sull’End of Waste dei rifiuti da costruzione e demolizione destinati a risolvere una parte significativa delle criticità operative evidenziate dagli operatori”, questo il commento di Paolo Barberi, Presidente di ANPAR, a meno di un mese dall’avvio della fase prevista di monitoraggio – della durata complessiva di due anni – utile alla filiera per comprendere gli effetti concreti determinati dall’entrata in vigore della nuova normativa e concordare con il Ministero eventuali correttivi e chiarimenti. Ma facciamo un passo indietro.
Rifiuti da costruzione, 78 milioni di tonnellate ogni anno: incertezza sui numeri del riciclo
Gli inerti da costruzione e demolizione rappresentano il 47,7% di tutti i rifiuti speciali generati ogni anno in Italia, rifiuti di cui non si conoscono i dati certi relativi al riciclo e alla re-immessione sul mercato. Nel 2021 in Italia sono stati prodotti oltre 78 milioni di tonnellate di rifiuti inerti, e secondo i numeri forniti da Ispra, il tasso di recupero si attesta all’80,1%, circa 64,7 dei 78 milioni di tonnellate totali, ben al di sopra del 70% obiettivo fissato dall’Ue, anche se le stesse imprese di settore rappresentate da Anpar e Nadeco sostengono che «poco più della metà dei rifiuti riciclati oggi viene effettivamente utilizzato».
Rifiuti speciali, troppi limiti del decreto impediscono economia circolare
Grazie al decreto, materiali come sabbia, ghiaia, conglomerati cementizi, macerie possono essere recuperati e diventare una nuova risorsa, ma gli operatori del recupero da tempo contestano la natura troppo restrittiva dei limiti imposti dal decreto alla presenza di costituenti e di contaminanti negli aggregati recuperati. Anpar la scorsa estate, dopo la firma sul nuovo decreto da parte della viceministro dell’Ambiente Vannia Gava, elencava diverse criticità, tra cui l’esclusione dei rifiuti interrati e provenienti da siti sottoposti a bonifica, e limiti al riuso anche solo per riempimento e ripristino per siti industriali e commerciali, che di fatto secondo l’associazione avrebbero ostacolato il recupero dei rifiuti inerti incentivando paradossalmente il ricorso alla discarica.
Per fare un esempio: se è corretto verificare l’eventuale contaminazione di un blocco di cemento armato venuto a contatto con una sostanza inquinante, per Anpar al contrario non serve cercare inquinanti quando il manufatto da demolire durante il suo ciclo di vita è venuto a contatto con materiali innocui, tipo carta o vestiti. Questi limiti, secondo l’associazione, non trovano una giustificazione di tipo ambientale e creerebbero danni sia alle aziende che al sistema paese, perché riducono la quantità di rifiuti inerti recuperabili.
Associazioni di settore chiedono chiarimenti urgenti al Mase
Alla luce di queste problematiche, l’Anpar ha sollecitato il Mase a fornire chiarimenti in merito, richiedendo requisiti meno stringenti a seconda della finalità dei rifiuti derivati da costruzioni e demolizioni, come evidenziato anche dall’Associazione Nazionale Costruttori Edili.
Nel corso dei primi incontri col Mase, l’Anpar si è confrontata con i tecnici degli uffici della viceministra Gava e del direttore generale Economia circolare e bonifiche Luca Proietti, che si sono impegnati a fornire chiarimenti risolutivi su alcuni aspetti sollevati dall’associazione e in particolare su:
- quali aziende abbiano l’obbligo di adeguare le loro autorizzazioni al Dm 127/2024 (cosiddetto End of Waste) e non possano invece rimanere nell’ambito del “caso per caso”;
- la necessità di precisare cosa si intenda per rifiuti interrati e cosa si intenda con la definizione un po’ sommaria di “rifiuti provenienti da siti sottoposti a bonifica” (soprattutto considerando che questi possono essere inerti e non pericolosi presenti all’interno di un perimetro molto più ampio riferito al sito di bonifica che contiene aree da bonificare e aree che non necessitano di alcun intervento);
- la possibilità di utilizzo dei prodotti anche nei capitolati speciali di appalto come Anas o Rfi o province autonome.
“Quando i chiarimenti arriveranno nelle prossime settimane”, ha sottolineato il presidente di Anpar Barberi “e se saranno risolutivi, si tratterà di un importante passo avanti per l’economia circolare del Paese”.