Le novità energetiche del Decreto Aiuti
(Rinnovabili.it) – Un provvedimento articolato, nato per difendere il potere d’acquisto delle famiglie italiane e la capacità produttiva delle imprese nazionali. Con queste parole il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha presentato ieri il Decreto Aiuti, nuovo DL che introduce misure urgenti in materia di politiche energetiche, sociali e di attrazione degli investimenti. Il testo – approvato in serata dal Consiglio dei Ministri – prosegue in buona parte il lavoro svolto con i precedenti interventi lato energia, fornendo aiuti mirati e semplificando gli iter burocratici. “Approviamo numerose liberalizzazioni, importanti riforme nel settore delle energie rinnovabili”, ha spiegato Draghi in conferenza stampa. “Queste riforme, queste liberalizzazioni o semplificazioni ci permettono di accelerare la transizione ecologica, di fare quello scatto negli investimenti, nelle rinnovabili che contribuiranno sicuramente a renderci più indipendenti dal gas russo”.
Ed è proprio la questione energetica in cui rientra anche il capitolo carburanti, a conquistare la fetta più grande delle risorse stanziate. Come sottolinea il ministro dell’Economia e Finanze, Daniele Franco, il Governo ha messo in campo altri 8 miliardi di euro a sostegno del Decreto Aiuti, “finanziato in larga parte con i margini del DEF”. E di questi quasi la metà sono dedicati solo all’energia.
Bonus sociali e crediti d’imposta
Il DL Aiuti interviene ancora una volta a sostegno delle fasce sociali più deboli e delle imprese nazionali. In primo luogo con l’estensione al terzo trimestre 2022 del rafforzamento dei bonus luce e gas, in modo da minimizzare gli incrementi della spesa ai clienti domestici economicamente svantaggiati o in gravi condizioni di salute.
Nuovo giro anche per gli aiuti ad energivori e non. Il provvedimento aumenta il credito d’imposta per l’acquisto di gas dedicato a gasivori e imprese diverse da quelle a forte consumo di gas naturale. L’incentivo passa dal 20 al 25% per il secondo semestre. E porta dal 12 al 15% l’aliquota del credito riconosciuto nello stesso periodo alle imprese dotate di contatori di potenza disponibile pari a superiore a 16,5 kW, ma diverse da quelle classificate come energivore. Infine interviene retroattivamente sulla fiscalità, assegnando un credito di imposta del 10% alla spesa effettuata dalle aziende gasivore nel primo trimestre 2022.
Nuove semplificazioni per le rinnovabili
Tra i capitoli più attesi del Decreto Aiuti, c’è quello riguardante le fonti energetiche pulite. Come spiegato dal Ministro della transizione ecologica, Roberto Cingolani, il DL mira a “rendere più semplice e compatibile le valutazioni di impatto ambientale e dell’impatto paesaggistico in modo da accelerare i tempi delle autorizzazioni”. Come? Introducendo misure per potenziare la produzione di energia rinnovabile per il settore agricolo e velocizzare l’ammodernamento delle linee elettriche esistenti. E ancora semplificando l’installazione di impianti rinnovabili in aree particolari, come i siti militari, e gli allacci. “Esiste un problema anche nel collegare l’impianto alla rete”, sottolinea il numero uno del MiTE. Quindi “tutto ciò che riguarda la deposizione dei cavi, che sono tipicamente sotterranei, viene semplificato per poter accelerare la messa in opera”.
Un lavoro che segue quanto fatto nei mesi precedenti per velocizzare lo sviluppo dell’energia pulita nazionale. E, ci tiene a ricordare Cingolani, “queste semplificazioni stanno dando effetti visibili. Nei primi 4 mesi del 2022 sono stati autorizzati 2,5 GW di nuovi impianti su 9 pervenuti”.
Il lasciapassare per il carbone
Il Decreto Aiuti prevede anche misure per incrementare temporaneamente la produzione da fonti fossili. “Per cercare di risparmiare un po’ di miliardi di metri cubi di gas abbiamo deciso in un precedente decreto di continuare ad utilizzare le quattro centrali a carbone che andavano verso un progressivo phase-out. Le utilizzeremo ragionevolmente per 18 mesi, massimo 2 anni. E le manterremo in funzione al 100% con una deroga alle emissioni nazionali, ma non alle norme europee”.
Realizzazione di nuova capacità di rigassificazione
Il DL definisce come “interventi di pubblica utilità, indifferibili e urgenti” tutte le opere finalizzate all’incremento della capacità di rigassificazione nazionale e alla realizzazione di nuove unità galleggianti di stoccaggio e rigassificazione e relative infrastrutture. Per accelerare tali opere, oggetto di un procedimento unico, saranno nominati uno o più Commissari straordinari di Governo. Si partirà già dall’inizio del prossimo anno con l’installazione del primo rigassificatore galleggiante e un secondo a fine del 2023. Nessuna struttura permanente, spiega Cingolani, serviranno solo “per il periodo necessario”.
Il ministro della Transizione Ecologica ha ricordato anche come stia procedendo il piano italiano per abbandonare il gas russo. “Abbiamo stretto una serie di accordi che ci porteranno ad avere nei prossimi anni nuovo gas; con una rampa che parte da questo semestre con 2 miliardi di metri cubi, sino al 2024-2025 con 12 miliardi di metri cubi. La restante parte sarà 1 mld e mezzo da questo semestre fino a quasi 13 miliardi al 2025 di GNL“. “Tutto ciò sarà supportato da un grande piano di risparmio”. Come? Attraverso una accelerazione delle rinnovabili “che ci porterà a risparmiare da mezzo miliardo di m3 in questo semestre fino a circa 7 miliardi nel 2025”, più altre misure dedicate ai riscaldamenti e all’impiego di biogas.