Rinnovabili • Decoupling emissioni - Pil: è possibile, sforando temporaneamente gli 1,5°C

Decoupling tra emissioni e Pil, possibile solo con l’overshoot degli 1,5°C

Uno studio pubblicato su Oxford Open Energy mostra che è impossibile mantenere una crescita positiva dell’economia in questo secolo senza superare mai gli 1,5 gradi. Ma si può avere nel 2100 un’economia 5 volte più maggiore di quella del 2015 dopo aver sforato temporaneamente (1,87°C) tra 2050 e 2060

Decoupling emissioni - Pil: è possibile, sforando temporaneamente gli 1,5°C
Foto di jwvein da Pixabay

La CCS è un fattore cruciale in tutti gli scenari di decoupling emissioni – Pil

(Rinnovabili.it) – Rispettare il target di 1,5 gradi di riscaldamento globale e mantenere una crescita positiva dell’economia globale nei prossimi decenni? Sì, il decoupling tra emissioni e Pil è possibile nella maggior parte degli scenari di decarbonizzazione. A patto che si mobiliti un volume adeguato di investimenti. E si accetti l’overshoot, cioè lo sforamento temporaneo di questa soglia, prima di tornare a rispettarla verso la fine del secolo. Lo afferma uno studio pubblicato su Oxford Open Energy.

Di che scenari stiamo parlando? I ricercatori hanno costruito diversi percorsi che hanno in comune un punto finale: la crescita della domanda di energia primaria rallenta gradualmente e nel 2100 è solo il 30% più alta di quella del 2020. Diverse le variabili. La diffusione di tecnologie rinnovabili necessarie per ultimare la decarbonizzazione entro fine secolo è una, che si affianca a volumi di generazione di elettricità rinnovabile pari a 7 volte quelli dell’intera produzione elettrica mondiale del 2010. Il phase down del carbone è inserito nel modello a una velocità definita realistica, pari a quella registrata negli Stati Uniti negli ultimi anni.

Leggi anche La COP26 approva il patto sul clima di Glasgow: troppo poco, troppo tardi

I risultati dimostrano che il decoupling emissioni – Pil è possibile mantenendo livelli di crescita accettabili. Nello scenario mediano, la corsa del Pil rallenta gradualmente dal 3,5% del 2020 a circa l’1% nel 2100, perlopiù seguendo la dinamica di stabilizzazione della popolazione mondiale. Infatti, in questi 80 anni la crescita pro capite si dimezza soltanto. Lo scenario assume che gli investimenti nella decarbonizzazione rallentano dopo il 2040. Se il pianeta seguisse questo percorso, la crescita media annua del Pil in questo secolo sarebbe dell’1,76% (portando a un’economia globale 5 volte maggiore di quella del 2015) e si sforerebbe la soglia di riscaldamento globale tra il 2050 e il 2060, toccando quota 1,87°C.

Un fattore discriminante in molti scenari è la velocità e la capillarità di diffusione delle tecnologie di cattura e stoccaggio della CO2 (CCS). Se si assume un ritmo di abbandono del carbone più lento, per rientrare sotto gli 1,5°C nel 2100 bisogna fare un uso “significativamente maggiore” della CCS. Se la si elimina del tutto dall’equazione, invece, anche con uno stop al carbone accelerato il target di riscaldamento globale diventa fuori portata: si arriva a 1,74°C a fine secolo.

Leggi anche COP26, Glasgow stecca sul phase out del carbone