Wood Mackenzie pubblica un nuovo rapporto sull’industria siderurgica
(Rinnovabili.it) – È iniziata diversi anni fa come un esperimento ma nell’ultimo periodo la decarbonizzazione dell’acciaio ha assunto la forma di un vero e proprio trend. In Italia l’ultimo progetto lanciato in questa direzione è Hydra, iniziativa targata RINA per abbassare le emissioni produttive tramite l’idrogeno verde, ma gli sforzi in tal senso continuano a moltiplicarsi rapidamente.
Una tendenza che è finita sotto la lente di Wood Mackenzie nel nuovo report “Metalmorphosis: how decarbonisation is transforming the iron and steel Industry“. Il documento analizza le principali leve verso le zero emissioni dell’industria siderurgica globale. Leve che potrebbero essere riassunte in: nuove tecnologie, nuove materie prime verdi, nuove politiche, maggior riciclo.
Decarbonizzazione acciaio: forni elettrici e ferro a riduzione diretta
Attualmente l’impiego di forni ad arco elettrico rappresenta il 28% della produzione globale di acciaio. Una quota che la nuova analisi di Wood Mackenzie prevede aumenti al 50% entro il 2050. A patto di investire nel segmento 130 miliardi di dollari da oggi a metà del secolo. La decarbonizzazione dell’acciaio sosterrà anche un aumento dell’offerta di materie prime più ecologiche come il ferro a riduzione diretta (DRI) e rottami di alta qualità. Gli analisti del gruppo prevedono che la quota di queste materie prime nella domanda totale di metalli aumenterà dall’attuale 36% al 54% entro il 2050. Di conseguenza, emergeranno nuovi centri di produzione, lavorazione e commercio di ferro e rottami low carbon.
“Wood Mackenzie prevede che la capacità DRI raddoppierà entro 30 anni, con un investimento stimato di 80 miliardi di dollari necessari. Questa proiezione non include potenziali investimenti nell’idrogeno verde, nelle fonderie per DRI di bassa qualità, negli hub di pellet e nel trasporto marittimo. Con l’aumento del costo dell’acciaio a basso tenore di carbonio, la qualità avrà la precedenza sulla quantità”, spiega l’analista Malan Wu.
Nuovi hub siderurgici nelle Valli dell’Idrogeno
Wood Mackenzie prevede che l’ubicazione dei nuovi hub DRI verdi sarà determinata dalla loro vicinanza alla produzione di idrogeno a basse emissioni di carbonio. Il Medio Oriente e l’Australia sono ben posizionati per sfruttare questa opportunità e la pipeline di progetti in entrambe le regioni sta crescendo rapidamente.
Per i produttori dell’Unione Europea sarà fino al 15% più conveniente produrre acciaio tramite forni elettrici importando ferro a riduzione diretta dal Medio Oriente piuttosto che produrlo localmente. Al punto che, secondo la società d’analisi, entro il 2050 l’UE diventerà il più grande importatore mondiale di ferro a riduzione diretta, rappresentando oltre un terzo del commercio totale. Di contro le nuove politiche ambientali dovrebbero diminuire le importazioni di acciaio “fatto e finito”. Strumenti come il Meccanismo di adeguamento delle frontiere del carbonio, aumenteranno inevitabilmente il costo dell’acciaio importato del 20-25%, dando più spazio alla produzione interna.
La Cina, oggi il più grande produttore di acciaio al mondo, probabilmente guarderà a un mix di DRI importato e prodotto localmente.
Isha Chaudhary, responsabile globale dei mercati dell’acciaio e delle materie prime, presso Wood Mackenzie, coautrice del rapporto, afferma: “La produzione di ferro e acciaio rappresenta circa l’8% delle emissioni di carbonio mondiali ed è un settore difficile da abbattere. Con i giusti livelli di investimenti e sostegno politico, la decarbonizzazione del settore è un obiettivo realizzabile, che porta con sé il potenziale per trasformare le prospettive del settore. Man mano che questa trasformazione prenderà piede, l’impatto sui modelli commerciali e sulla catena del valore dell’acciaio sarà sostanziale. La decarbonizzazione del ferro e dell’acciaio è già in corso e pochi operatori del settore rimarranno indenni”.