Decarbonizzare del tutto il sistema elettrico dell’Italia entro il 2035 costa 161 miliardi di euro. Ma i benefici che ne derivano valgono più del doppio: almeno 350 miliardi. Per ogni euro investito nel ripulire le reti e potenziare le rinnovabili, il tornaconto è 2,17 euro.
Lo sostiene il “Rapporto sugli impatti economici e occupazionali delle politiche per un sistema elettrico italiano decarbonizzato nel 2035” curato da Fondazione Ecosistemi e commissionato da Wwf Italia, pubblicato il 12 novembre.
Otto le filiere produttive considerate, tra reti e impianti: reti con linee aeree, reti con linee sottomarine, solare fotovoltaico a terra, solare fotovoltaico su tetto, eolico onshore, eolico offshore, biomasse, idroelettrico. Per tutte, l’analisi prende in considerazione le loro principali fasi del ciclo di vita: costruzione, installazione, manutenzione.
Gli interventi considerati dal rapporto
Per arrivare a delineare un quadro del genere, con ricadute economiche molto positive, il rapporto parte da alcune ipotesi sulla traiettoria della decarbonizzazione del sistema elettrico italiano.
Lato reti, gli interventi e le norme considerate sono:
- Gli investimenti nel Piano di Sviluppo della rete di trasmissione di Terna (18,1 miliardi nel 2021 e 21 miliardi nel 2023) saranno completati entro il 2035.
- Potenziamento della magliatura della rete, rinforzo delle dorsali tra Sud e Nord, potenziamento dei collegamenti tra isole e terraferma, e miglioramento della resilienza e efficienza nelle aree deboli.
- Entrata in vigore della Delibera 345/2023/R/eel per un modello di dispacciamento che permette alle risorse della rete di produrre/consumare energia e modificare produzione/consumi su richiesta del gestore.
- Rafforzamento del mercato dell’energia da parte dell’Unione Europea con strumenti per la contrattualizzazione delle rinnovabili e lo sviluppo di tecnologie complementari per la sicurezza del sistema elettrico.
Lato impianti, gli interventi e gli obiettivi da raggiungere (tutti compatibili con il PNIEC di giugno 2024) consistono in:
- Aumento della capacità installata di produzione elettrica da rinnovabili fino a 250 GW entro il 2035, coprendo il 65% dei consumi finali elettrici e riducendo le emissioni di CO2 del 55%.
- Concentramento degli sforzi di installazione di impianti rinnovabili fino al 2030, con un incremento di oltre 90 GW di capacità rispetto all’installato attuale.
- Nessun nuovo impianto di Carbon Capture Usage and Storage (CCUS).
- Limite massimo alla capacità di generazione elettrica da biomasse per rispettare gli obiettivi di qualità dell’aria.
- Limite delle importazioni di energia a 40 TWh per non dipendere troppo dalla decarbonizzazione esterna.
- Colmamento del gap relativo alla potenza efficiente degli impianti installati entro il 2025, 2030 e 2035, in linea con le statistiche di TERNA e GSE.
Decarbonizzare il sistema elettrico dell’Italia: i benefici economici
In termini di benefici economici, lo studio evidenzia che le rinnovabili sono “un’opportunità straoerdinaria” per l’economia nazionale. Gli investimenti necessari per la realizzazione degli impianti rinnovabili ammontano a 161,2 miliardi di euro, a cui va aggiunto un costo di gestione attualizzato fino al 2035 di circa 27,5 miliardi. Di contro, i benefici battono sui 350 miliardi di euro.
Lato reti, l’analisi calcola circa 31 miliardi di euro di investimenti necessari, a cui sommare costi di gestione di circa 3,7 miliardi. In questo caso gli impatti economici diretti, indiretti e indotti che restano in Italia ammontano a 48,6 miliardi.
La tabella seguente riassume i benefici economici, con il dettaglio delle ricadute per singolo settore:
Settore | Investimenti Stimati | Costi di Gestione (fino al 2035) | Impatto Economico Totale | Distribuzione dell’Impatto Economico |
Reti | 31 miliardi di euro | 3,7 miliardi di euro | 48,6 miliardi di euro | – 19 miliardi: manifattura – 18,5 miliardi: edilizia – 5,8 miliardi: servizi e professioni – 11,2 miliardi: altre attività |
Impianti (Rinnovabili) | 161,2 miliardi di euro | 27,5 miliardi di euro | 350,6 miliardi di euro | – 140,6 miliardi: manifattura – 116,6 miliardi: edilizia – 35,4 miliardi: servizi e professioni – 93,4 miliardi: altre attività |
I benefici occupazionali
Lo studio affianca l’analisi dei benefici economici a quella delle ricadute sull’occupazione della decarbonizzazione totale del sistema elettrico italiano entro il 2035. Lo fa esprimendo i dati in ULA, ovvero quantità di lavoro prestato nell’anno da un occupato a tempo pieno.
Complessivamente, il settore delle FER, considerando il ciclo di vita di 25 anni degli impianti, genererà oltre 1,3 milioni di unità di lavoro. Lato reti, considerando il ciclo di vita di 50 anni, si superano le 57mila unità di lavoro, di cui l’82% localizzate in Italia.
La tabella qui sotto riassume i dati salienti delle ricadute occupazionali:
Settore | Fase | Totale ULA | ULA in Italia | ULA all’Estero |
Fonti Energetiche Rinnovabili | Produzione | 5.375 | 1.701 | 3.674 |
Installazione | 48.802 | 48.802 | 0 | |
Gestione (fino al 2035) | 50.036 | 42.770 | 7.266 | |
Stima su ciclo di vita FER (25 anni) | Sola gestione | 1.305.066 | 1.069.250 | 50.516 |
Reti (ciclo di vita 50 anni) | 57.079 | 46.807 | 10.272 | |
Di cui per gestione | 44.452 | 36.451 | 8.001 |