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Dalla natura dobbiamo imparare ancora molto

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Foto di David Mark da Pixabay

di Nicola Pirina

(Rinnovabili.it) – La natura parla. Ben più di come immaginiamo. Da anni si studia il modo in cui le specie vegetali comunicano tra di loro. In pochi si interessano al tema, in molti dovrebbero, invece, vista la quantità di informazioni e di insegnamenti che emergono dall’osservazione del fenomeno.

La natura non procede con ordine, è caotica, complessa, ma soprattutto interconnessa. E’ una rete derivante da una miriade di elementi che, interagendo, si sostengono reciprocamente per funzionare. Il tutto grazie ad insospettabili associazioni sotterranee dette micorrize. Il fulcro della rete vegetale, interazioni continue, teatro di enne storie di amicizia, avidità e tradimento, di lavoro e collaborazione, d’amore e d’ogni altra amenità, allarmi o informazioni, è ogni bit può passare per funzionare al meglio. Centinaia di miliardi di chilometri di reti, densamente compressi, con molti livelli di interazione reciproca.

Chi ha eccedenze lo trasferisce ad altri. Ma ci sono anche esempi di favoritismo. Ciononostante forniscono reciprocamente assistenza e tutti contribuiscono all’organizzazione del proprio ecosistema ed alla relazione con gli altri a prescindere dal grado e della consistenza.

Reti complesse che non soffrono né geografie né confini. In grado di respingere i parassiti. Reti capaci di azioni preventive in caso di attacchi patogeni. Reti collaborative ed anche reti competitive. Il conflitto è alla base di ogni rapporto collaborativo. Reti solidali. Sistemi antifragili. Ogni fattispecie è presente. Quasi uno specchio del web.

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Le reti vegetali sembrano organizzazioni di tipo capitalista. Perfino il bitcoin è un sistema vivente in continua evoluzione basato su stimoli ambientali. Questi sono tutti sistemi assimilabili alle reti neurali. Intrecci e mosaici di sinapsi. Reti di intelligence decentralizzate.

Questi paralleli, in positivo ed in negativo, possono aiutare a salvare il vecchio mondo da se stesso e dal suo nuovo lui? Le reti vegetali, in quanto tali, agiscono come il sistema immunitario del nostro pianeta. Sbloccano risorse bloccate e sfruttano le opportunità di arbitraggio nel proprio ecosistema. Tanto per iniziare.

Vi siete mai chiesti perché una piccola quercia può sopravvivere sul suolo di una foresta dove non riceve la luce del sole? Le reti vegetali hanno un sistema di incentivi condiviso per migliorare l’idoneità evolutiva del sistema foresta stesso. Camminando nella foresta, è più facile prestare attenzione a ciò che sta accadendo all’altezza degli occhi. Sotto il suolo della foresta, intrecciata con le radici degli alberi, si trova un’affascinante rete, la più performante in natura che possa esistere.

Un tempo questi dialoghi sotterranei venivano studiati per capire come le piante si passassero le informazioni in caso di incendi, frane e dissesti idrogeologici.

Sono passati oltre dieci anni ed oggi che siamo passati alle economie collaborative, di piattaforma, all’API’S economy, alle reti decentralizzate per migliorare il mondo, questo paragone assume un peso ed un sapore vieppiù differente.

Merita la nostra attenzione non tanto nel senso che dobbiamo maturare competenze in campo biologico, agronomico, forestale e così via, quanto piuttosto comprendere da Madre Natura alcune componenti che evidentemente sfuggono ai nostri ragionamenti sociali, aziendali, relazionali e familiari.

E che se adeguatamente compresi ed interiorizzati, forse, riusciremo a funzionare meglio, a rispettarci di più e a far emergere tutti quei lati positivi della complessità umana che per oggi ci fanno ancora tanto soffrire e sono fonte di incomprensione.

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