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Dagli insulti al clima, il primo faccia a faccia per le presidenziali Usa

presidenziali Usa

di Tommaso Tetro

(Rinnovabili.it) – Il primo ‘faccia-a-faccia’ è andato. Lo scontro mediatico tra il presidente Usa Donald Trump e il suo sfidante, il candidato scelto dai democratici, Joe Biden si è chiuso. Le offese non sono mancate e il caos neanche in oltre un’ora e mezza di confronto. E il prossimo 3 novembre, la data delle elezioni americane, gli States dovranno scegliere tra uno dei due.

Ma come la pensa il prossimo inquilino della Casa Bianca sulle politiche ambientali ed energetiche per contrastare i cambiamenti climatici? Per provare ad offrire una risposta su questi temi, il sito Carbon brief ha raccolto le ultime dichiarazione, mettendo insieme una piattaforma in grado di dare una panoramica completa, non soltanto dei due schieramenti ma anche dei singoli candidati.

Partiamo dagli insulti che hanno avuto anche un risvolto ‘climatico’, a cominciare da Trump che ha definito Biden una persona “poco intelligente” e “un pupazzo in mano alla sinistra radicale” fino al democratico che ha paragonato l’attuale presidente Usa al “cagnolino di Putin”; Biden, prendendo le distanze dalla sinistra radicale ha detto: “Non sono un socialista e il Green new deal non è il mio piano”. 

Il risultato delle prossime elezioni – avverte Carbon brief, come del resto è evidente – avrà “un impatto significativo sulla politica climatica ed energetica degli Stati Uniti, nonché sulle possibilità di raggiungere o meno gli obiettivi internazionali”. Anche perché la posizione di Trump prevede il ritiro degli States dall’accordo di Parigi. Mentre Biden si è impegnato a rimanere nell’accordo e a iniziare una “rivoluzione energetica”, che sia sempre più ‘pulita’ e in grado di arrivare a emissioni ‘zero’ entro il 2050.

Per quanto riguarda i democratici Biden ha parlato di piani climatici ed energetici di ampio respiro che si concentrano sul tema della “giustizia ambientale“, puntando alla tutela delle comunità più vulnerabili agli impatti dei cambiamenti climatici e alla questione dell’occupazione per i lavoratori del comparto dei combustibili fossili che vengono colpiti dalla rivoluzione ‘verde’. E la sua candidata vicepresidente designata Kamala Harris la pensa anche più in grande. Inoltre i democratici hanno anche pubblicato una piattaforma di idee, che equivale alla stesura di un manifesto.

Diversamente Trump non ha preso una posizione formale in merito alle politiche energetiche, se non attraverso un elenco di punti all’ordine del giorno per il secondo mandato, che include il programma dedicato all’indipendenza energetica. Nel corso della sua campagna elettorale si è poi espresso sul successo del settore petrolifero e del gas statunitense. Lo stesso vale per il suo vicepresidente Mike Pence che non ha smesso di mettere in evidenza le azioni dell’attuale amministrazione in sostegno dei combustibili tradizionali.

Quasi un colpo di scena si è avuto però quando Trump, rispondendo a una domanda diretta sui cambiamenti climatici e l’inquinamento causato dalle emissioni, ha ammesso il ruolo delle azioni umane (“in una certa misura, sì”, ha detto). Insomma gli incendi in California dell’ultimo periodo, potrebbero aver fatto breccia nel pensiero del presidente Usa in carica; anche se – come riporta il New York Times, citato da Carbon brief – Trump avrebbe mostrato “volontà di mentire, esagerare e fuorviare“. 

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