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Corte Conti UE, l’Europa non è pronta ad affrontare una nuova crisi del gas

Crisi gas: l’UE l’ha superata, ma non solo per merito suo
Foto di Helio Dilolwa su Unsplash

Il rapporto dei revisori dei conti UE analizza le misure anti crisi del gas degli ultimi 2 anni

L’Europa non è “completamente preparata” ad affrontare una nuova crisi del gas. Le misure di emergenza adottate da Bruxelles con l’invasione dell’Ucraina per sganciarsi dalle importazioni dalla Russia – il piano RePowerEU – hanno, sì, funzionato, ma i loro benefici “non sono sempre chiari” e il loro impatto “spesso non può essere dimostrato”. È l’avvertimento lanciato dalla Corte dei Conti europea il 24 giugno.

Fortuna o buone politiche?

I problemi – o gli interrogativi – rilevati dalla corte di Strasburgo sono molti. Primo: l’UE è riuscita a centrare l’obiettivo comunitario di ridurre la domanda di gas del 15%. Il provvedimento serviva a allentare la pressione sulle forniture mentre i Ventisette e Bruxelles si affannavano a rimpiazzare le forniture dalla Russia, che prima della guerra pesavano per il 45% dell’import di gas europeo. Ma la Corte dei Conti sottolinea che non è possibile stabilire se l’Europa ha tagliato questo traguardo, per così dire, con le proprie gambe. Il ruolo dei fattori esterni – prezzi elevati del gas e inverni più che miti – potrebbe essere stato determinante.

Ci sono poi delle incognite sull’obbligo di riempimento degli stoccaggi. L’UE ha fissato la soglia minima al 90%, e l’ha più che superata. Basta per cantare vittoria? Non lo sappiamo, dice la Corte dei Conti, perché “ciò riflette semplicemente i normali livelli di riempimento degli stoccaggi” prima della crisi del gas. Stesso discorso va fatto sull’efficacia del tetto massimo del prezzo del gas. Da quando l’UE l’ha introdotto, i prezzi sono rimasti molto più bassi della soglia.

Idem si dica per la possibilità di effettuare acquisti congiunti tra stati. Lo strumento funziona davvero? La Corte di Strasburgo non può rispondere, perché “le differenze indotte dalla crisi nei prezzi del gas tra gli Stati membri dell’UE erano già diminuite sostanzialmente” al momento dell’entrata in funzione di AggregateEU, la piattaforma creata ad hoc.

Come prepararsi a una nuova crisi del gas

Cosa cambiare, e come, per non farsi trovare impreparati di fronte a una nuova crisi del gas? I revisori dei conti europei citano tre azioni. “Consolidare” l’accesso al gas. La piattaforma per gli acquisti comuni dovrebbe servire proprio a questo, ma la Commissione “non dispone degli strumenti e delle competenze giuridiche per raggiungere gli obiettivi dichiarati”. Bisogna poi migliorare la solidarietà tra stati firmando più accordi bilaterali, per evitare – come probabilmente accadrebbe – che in caso di crisi del gas vengano interrotte le forniture a un paese confinante sull’onda dell’emergenza.

Infine, il capitolo cattura e stoccaggio della CO2 (CCS). La Corte parla di “progressi insufficienti”: i 4 progetti commerciali in funzione oggi garantiscono 1,5 mln t CO2 l’anno e sono “una goccia nell’oceano” rispetto all’obiettivo di 450 mln t l’anno entro il 2050. Un aspetto non secondario vista “la necessità di ridurre le emissioni di carbonio derivanti dal consumo di gas” che “sarà una caratteristica sempre più importante nel panorama della sicurezza dell’approvvigionamento dell’UE”.

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