Il Comitato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha condannato il paese a compensare 14 cittadini australiani, tutti indigeni delle isole dello stretto di Torres, per non aver fatto abbastanza per tutelarli dall’impatto del climate change
La decisione dell’Unhrc lega ancora di più crisi climatica e diritti fondamentali
(Rinnovabili.it) – L’Australia non ha fatto abbastanza per difendere i popoli indigeni delle isole dello stretto di Torres dall’impatto della crisi climatica. Violando i loro diritti fondamentali. Lo ha stabilito il Comitato delle Nazioni Unite per i diritti umani (Unhrc) con una decisione storica. È la prima volta, infatti, che un tribunale internazionale che si occupa di human rights stabilisce che un paese deve pagare per il danno compiuto al clima.
L’inazione climatica di Canberra, sostiene l’Unhrc, ha violato il loro diritto di godere della propria cultura e di essere liberi da interferenze arbitrarie con la loro vita privata, la famiglia e la casa. Una posizione che rinforza il legame tra clima e diritti umani.
All’origine della sentenza c’è la denuncia di 8 cittadini australiani e di 6 dei loro figli. Tutti appartenenti ai popoli indigeni che abitano su quattro piccole isole dello stretto, Boigu, Poruma, Warraber e Masig. L’accusa puntava il dito sulla mancanza di adeguate misure di adattamento alla crisi climatica e, in particolare, al non aver migliorato le barriere protettive contro l’aumento del livello del mare e non aver ridotto a sufficienza le emissioni di gas serra.
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“Questa decisione segna uno sviluppo significativo, in quanto il Comitato ha creato un percorso che consente agli individui di far valere le proprie istanze nei casi in cui i sistemi nazionali non abbiano adottato misure appropriate per proteggere le persone più vulnerabili agli impatti negativi dei cambiamenti climatici sul godimento dei loro diritti umani”, sostiene Hélène Tigroudja, un membro del Comitato.
Nella sentenza, l’Unhrc ordina all’Australia di compensare i nativi per i danni subiti, a partire dalla devastazione dei loro cimiteri a causa dell’intensificazione delle tempeste. Uno scenario del quale avevano avvertito il governo di Canberra già negli anni ’90 chiedendo rimedi efficaci. Da allora le autorità hanno fatto qualche intervento, ma insufficiente per tenere il passo della crisi climatica.
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