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Covid 19 e malattie infettive. Il ruolo di ecosistemi e ambiente

Il rapporto WWF evidenzia come tra le cause della diffusione di malattie infettive emergenti - Coronavirus compreso - vi siano la perdita di habitat, la creazione di ambienti artificiali e, più, in generale la distruzione della biodiversità

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Foto di Alexandra_Koch da Pixabay

Per contrastare l’insorgenza e la diffusione di malattie infettive, vaccini e antibiotici non bastano: bisogna preservare gli ecosistemi e gli equilibri naturali. Senza la salute dell’ambiente non può esistere quella delle specie

(Rinnovabili.it) – Esattamente come per moltissime delle malattie infettive emergenti, dall’Ebola alla SARS, dal Dengue alla Malaria anche la diffusione del Covid-19 dipende in larga misura dalla crescente devastazione di enormi territori, tra i quali, in primis, quelli forestali. 
A ricordarlo è il WWF che, attraverso il report “Pandemie, l’effetto boomerang della distruzione degli ecosistemi” torna ad evidenziare lo strettissimo ed indissolubile legame tra salute dell’ecosistema e delle specie, compresa ovviamente quella umana. 

Habitat di circa l’80% della biodiversità terrestre e dimora di milioni di specie – compresi virus e batteri – le foreste “forniscono un’infinità di servizi alla vita sul pianeta, fra cui non ultimo la protezione della nostra salute”. “Agiscono come un vero e proprio antivirus“, scrive il WWF, che spiega come proprio la distruzione e il degrado delle foreste per mano dell’uomo stia favorendo la diffusione di vere e proprie pandemie, come quella da Coronavirus che stiamo vivendo”.

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L’equilibrio che per millenni ha regolato la convivenza tra le diverse specie che abitano un ecosistema sta venendo meno e, con esso, quella stessa protezione antivirus: “numerose ricerche – insiste l’ONG – indicano come in una foresta naturale, ricca di biodiversità, i virus responsabili di numerose malattie che riguardano l’uomo vivano in equilibrio con l’ambiente e con le diverse specie presenti, mentre in territori deforestati o dove la foresta è stata degradata o frammentata questi stessi organismi hanno più occasioni di diffondersi generando epidemie“.

La responsabilità, a questo punto, è solo umana: oggi, quasi la metà della superficie forestale del Pianeta non esiste più. Secondo le stime utilizzate nel rapporto,  rispetto ai 6.000 miliardi di alberi che abbracciavano la Terra all’inizio della rivoluzione agricola (1700), oggi ne restano circa la metà. Deforestare migliaia di ettari non significa “soltanto” distruggere il principale polmone del mondo ed accrescere i livelli di gas a effetto serra, ma anche danneggiare preziosi habitat naturali disequilibrando i raffinatissimi ecosistemi creati da madre natura. 

Dalle Americhe all’Asia, il rapporto WWF non dimentica di fornire eloquenti esempi, come quello della Malaria in Belize, del virus di Nipah in Malesia e dell’aumento dei casi di encefalite TBE in Svezia. La conclusione è sempre la stessa: pur agevolata da eventuali fattori interni ed esterni la diffusione di virus e batteri dipende in larga misura dagli squilibri ecologici di cui l’uomo è responsabile. 

Ma c’è di più. Se da una parte la distruzione di habitat e di biodiversità crea condizioni favorevoli alla diffusione di malattie infettive emergenti, dall’altra la creazione di habitat artificiali o più semplicemente di ambienti poveri di natura e con un’alta densità umana possono ulteriormente facilitarla. In queste nuove condizioni determinate dall’uomo, infatti, vengono meno quegli equilibri degli ecosistemi, delle popolazioni e degli individui in grado di contrastare i microrganismi responsabili di alcune malattie infettive.
I virus, soprattutto quelli il cui genoma è costituito da RNA (com’è nel caso del Covid-19), essendo facilmente soggetti a mutazioni, si adattano bene e velocemente alle nuove condizioni e a nuovi ospiti.

Non solo: va anche ricordato che la naturale, principale e più importante difesa dell’organismo verso elementi patogeni è rappresentata dal nostro sistema immunitario. Costituito da un complesso insieme di organi e cellule altamente specializzate, questa difesa è oggi gravemente minacciata – e in sempre più cittadini pericolosamente danneggiata – da uno stile di vita malsano, dall’abuso di farmaci, dalle pessime condizioni ambientali e dall’esposizione all’inquinamento atmosferico che attanaglia metropoli abitate da milioni di persone. 

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Per quanto indispensabili, antibiotici e vaccini non possono pertanto essere l’unica “arma” sulla quale contare: per evitare la necessità di dover curare (sempre ammesso sia possibile farlo), è necessario prevenire. Tutelate gli ecosistemi ed i preziosi equilibri regolatori è il primo e più importante passo che l’umanità deve imparare a fare.