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Il giusto costo sociale della CO2? Almeno 185 dollari la tonnellata

Alcuni paesi, tra cui soprattutto gli Stati Uniti, usano questo parametro per calibrare l’ambizione della loro politica climatica. Ma il meccanismo di calcolo si basa su dati non aggiornati. Un nuovo studio ricalibra il meccanismo con la realtà attuale della crisi climatica

Costo sociale della CO2: gli Usa lo sottovalutano di 3 volte
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Uno studio su Nature aggiorna il calcolo del costo sociale della CO2

(Rinnovabili.it) – Obama l’aveva fissato a 43 dollari la tonnellata. Trump l’ha portato ai minimi termini: 3-5 dollari. Biden l’ha riportato ai livelli del 2008, che aggiustati per l’inflazione valgono 51 dollari la tonnellata. Si tratta del costo sociale della CO2, un parametro che serve per conteggiare il danno prodotto dalle emissioni di carbonio e viene usato negli Stati Uniti (e altrove, per esempio in Germania) per calibrare leggi e stilare valutazioni d’impatto. Ma qual è il valore “corretto” alla luce della crisi climatica?

A questa domanda prova a rispondere uno studio pubblicato su Nature. Anche i presidenti democratici hanno tenuto il costo sociale della CO2 molto, troppo basso: dovrebbe essere triplicato. Per gli oltre 20 autori della ricerca, il prezzo reale, per riflettere il vero impatto del gas climalterante più legato al riscaldamento globale, dovrebbe essere di 185 dollari a tonnellata. Una cifra a cui il valore fissato da Berlino, invece, si avvicina molto: 180 euro.

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La conseguenza principale di un costo sociale della CO2 sottostimato è che le aziende e le istituzioni non sono incentivate a mettere in campo azioni di mitigazione o politiche climatiche con la giusta ambizione. Per questo, spiega lo studio, è importante che i meccanismi di calcolo del costo del carbonio riflettano la scienza del clima più aggiornata.

“Il nostro lavoro fornisce un aggiornamento scientifico completo di tutti gli elementi della stima del costo sociale del carbonio, riuniti in un nuovo modello open-source”, spiega l’autore principale dello studio, Kevin Rennert. “Gli aggiornamenti includono il ricorso a una serie di nuove proiezioni probabilistiche, a modelli e a un approccio di attualizzazione che tiene conto dell’incertezza.  In breve, si tratta di un modello completamente aggiornato rispetto a quello utilizzato finora dal governo statunitense”.

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