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Corte conti UE boccia senza appello l’Alleanza mondiale contro il cambiamento climatico

L’Alleanza non è mai riuscita ad attirare quei finanziamenti aggiuntivi dagli Stati membri e da soggetti privati su cui si contava per amplificare impatto e ambito di applicazione degli interventi finanziati

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l’Alleanza mondiale contro il cambiamento climatico era un’iniziativa UE nata nel 2007 ma naufragata nel 2020

(Rinnovabili.it) – Non all’altezza delle aspettative. Poche le azioni che hanno davvero aumentato la resilienza al cambiamento climatico dei paesi più poveri. E spesso i risultati sono arrivati ma a un costo elevato. È il giudizio con cui la Corte dei conti UE ha bocciato senza appello l’Alleanza mondiale contro il cambiamento climatico.

Cos’è l’Alleanza mondiale contro il cambiamento climatico?

L’Alleanza era nata nel 2007 per sostenere il Sud globale nella lotta contro la crisi climatica. Due gli obiettivi. Promuovere il dialogo e la condivisione delle conoscenze, e fornire sostegno tecnico e finanziario per le misure di adattamento, mitigazione e riduzione del rischio di catastrofi. In 13 anni ha drenato quasi 730 milioni di euro provenienti dallo strumento di cooperazione allo sviluppo europeo e dal Fondo europeo di sviluppo. Nel 2020 Bruxelles ha deciso di metterci una pietra sopra.

“Abbiamo rilevato che l’impatto dell’iniziativa “Alleanza mondiale contro il cambiamento climatico” è stato inferiore alle aspettative e che il passaggio previsto fra lo sviluppo di capacità e le azioni più concrete a sostegno diretto della popolazione non è stato sistematico”, ha dichiarato Hannu Takkula, il membro della Corte responsabile dell’audit. “Crediamo che la Commissione dovrebbe concentrarsi sui soggetti maggiormente colpiti dal cambiamento climatico e far confluire quanto appreso sia nelle future azioni di contrasto del cambiamento climatico che nelle future iniziative di sostegno”.

Qualcosa non ha girato per il verso giusto già dai primi passi. L’Alleanza non è mai riuscita ad attirare quei finanziamenti aggiuntivi dagli Stati membri e da soggetti privati su cui si contava per amplificare impatto e ambito di applicazione degli interventi finanziati. E nel frattempo gli aiuti disponibili hanno spesso mancato il bersaglio.

Non sono sempre arrivati ai destinatari vulnerabili che ne avrebbero dovuto beneficiare: ad esempio, ricorda la Corte, “poche azioni includevano attività specificamente rivolte alle esigenze delle donne e altre attività avevano costi proibitivi per i nuclei familiari più poveri. Inoltre, le attività pilota che avevano ottenuto buoni risultati avrebbero potuto essere estese in modo che un numero maggiore di persone ne potesse beneficiare”.