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Corridoio meridionale dell’idrogeno, l’Italia dice sì all’H2 dal Nord Africa

Un gasdotto di 3.300 km hydrogen-ready che colleghi l’Algeria, attraverso la Tunisia, con la Sicilia e l’Europa. La maxi opera infrastrutturale è candidata a progetto di interesse comune (PCI): se otterrà lo status avrà finanziamenti e agevolazioni sulle procedure. Da cronoprogramma, il gasdotto dovrebbe essere operativo nel 2030

Corridoio meridionale dell’idrogeno: l’Italia dice sì all’H2 dal Nord Africa
crediti: SoutH2 Corridor

I ministri dell’Energia di Italia, Austria e Germania hanno garantito pieno supporto politico al corridoio meridionale dell’idrogeno

(Rinnovabili.it) – Pieno supporto politico alla realizzazione di un gasdotto di 3.300 km tra Nord Africa e Italia. Lo hanno assicurato Roma, Berlino e Vienna in una lettera resa pubblica il 9 maggio. L’obiettivo: costruire il cosiddetto corridoio meridionale dell’idrogeno (SouthH2 Corridor). Di cosa si tratta?

Cos’è il corridoio meridionale dell’idrogeno?

Il progetto è pensato ufficialmente per portare idrogeno dal Nord Africa in Europa, collegando la Tunisia alla Sicilia (sul tracciato del TransMed, la pipeline che porta in Italia il gas algerino). L’infrastruttura sarà un gasdotto hydrogen-ready, cioè abilitato al trasporto sia di gas fossile sia di gas miscelato a idrogeno (in una quota variabile, normalmente non superiore al 20%). Da cronoprogramma, l’intera condotta dovrebbe entrare in funzione entro il 2030. Non servirà quindi per raggiungere gli obiettivi sulle emissioni di questo decennio ed entrerà in funzione quando al gas fossile dovrebbero restare 10-20 anni di “vita” nel mix europeo.

Sono 4 i segmenti in cui si divide l’opera, assegnati a 4 operatori nazionali differenti: Snam per l’Italia, Trans Austria Gasleitung (TAG) e Gas Connect Austria (GCA) in Austria e bayernets in Germania. Tutti sono stati candidati a fine 2022 come progetti di interesse comune (PCI) a livello europeo, cioè progetti infrastrutturali altamente strategici che collegano almeno due paesi UE. Se questo status venisse riconosciuto, il corridoio meridionale dell’idrogeno beneficerebbe di semplificazioni per le autorizzazioni e di finanziamenti.

Una dorsale dell’idrogeno

La maggior parte della lunghezza del corridoio meridionale dell’idrogeno si troverebbe in Italia. Da progetto, il segmento italiano, Italian H2 Backbone, conta 2.300 km e attraversa tutta la penisola dal punto d’ingresso della miscela di gas e idrogeno in Sicilia fino ai punti di export verso Austria e Svizzera. Di questi 2300 km, solo il 27% (circa 620 km) saranno di nuova costruzione. I restanti km di pipeline saranno semplicemente riadattati (repurposing) per diventare hydrogen-ready.

La capacità di importazione dal Nord Africa dovrebbe battere intorno ai 18 miliardi di metri cubi (bcm) l’anno mentre quella di export verso l’Europa arriverebbe a 7,3 bcm. Per paragone, il TransMed oggi ha una capacità di circa 30 bcm l’anno, il Tap dall’Azerbaijan circa 10 bcm.

Nello specifico, il progetto si compone di una Dorsale Sud-Nord di 1520 km tra Mazara del Vallo e il nodo di Minerbio vicino a Bologna. Qui si tratterà principalmente di convertire i gasdotti esistenti all’idrogeno, tranne nella tratta fra Sulmona e Oricola, in Abruzzo, dove andrà costruito ex novo il gasdotto. Da Minerbio si dipartono due derivazioni, la Dorsale Est verso Tarvisio (337 km) e la Dorsale Ovest (410 km) che partirà da Poggio Renatico (Ferrara) e porterà il gas per l’export fino a Passo Gries. Quest’ultima sarà prevalentemente in repurposing, quella orientale un mix di riadattamento e nuove condotte. A completare la tratta italiana del corridoio meridionale dell’idrogeno si prevedono poi 530 km di derivazioni dai centri di produzione e verso i principali centri di consumo (industria hard to abate) e due stazioni di compressione a Messina e Gallese (Viterbo), ciascuna da 25 MW.