Dopo il via libera del MiTE alla piattaforma Teodorico
“No, senza se e senza ma, alle trivellazioni in Alto Adriatico. Sembra che con questo via libera alla piattaforma Teodorico, il Ministero della Transizione Ecologica, di concerto col Ministero della Cultura, non abbia tenuto conto dell’aumento del rischio di subsidenza delle aree del Delta del Po (anche nel territorio emiliano-romagnolo), dimenticandosi pure dell’approvazione dell’area SIC (Sito di Interesse Comunitario) Marino IT3270025 “Adriatico Settentrionale Veneto – Delta del Po” che ha come obiettivo principale quello di tutelare un ambiente marino per le sue specie, delfini e tartarughe in primis, con un habitat di particolare rilievo. Oltre al danno (quello ambientale) anche la beffa: da un lato si dice e si mette per iscritto che il Delta va tutelato e, dall’altro, lo si trivella”.
L’Assessore regionale al Territorio e ai Parchi Cristiano Corazzari ritorna nuovamente con forza sul tema delle trivellazioni in Alto Adriatico, che sono previste dal Decreto Ministeriale n. 116 del 29 marzo 2021, con il via libera alla piattaforma Teodorico poco lontano dalla costa polesana. Il provvedimento ministeriale autorizza, infatti, alla perforazione di almeno venti pozzi, di cui undici nuovi, per l’estrazione del petrolio e del gas metano nell’Adriatico.
“Se la storia delle trivellazioni – ha continuato l’Assessore Corazzari – non ha insegnato nulla a qualcuno, non è lo stesso per noi polesani che ricordiamo benissimo, stampate nella nostra memoria, le alluvioni in questo territorio, dagli anni Trenta agli anni Sessanta”.
“Il Veneto e il Delta del Po – ha aggiunto – hanno già dato e non intendono sposare né promuovere un’azione che causerebbe danni irreparabili ad un territorio che stiamo valorizzando e promuovendo sul piano ambientale e turistico in una logica internazionale. Torno a ribadire la posizione negativa a questo progetto, espressa più volte, rilevando in particolar modo l’enorme pericolo derivante dal fenomeno irreversibile della subsidenza, i rischi per le attività di pesca, ricchezza economica irrinunciabile per il Polesine, il grave e negativo impatto che l’inquinamento avrebbe su alcune specie presenti nell’area, come il delfino e la tartaruga, i rischi per le aree SIC che ospitano preziosi habitat marini e i danni irreparabili che potrebbero essere causati da episodi di fuoriuscite di materiali oleosi, che a causa delle correnti stagnerebbero nel Delta”.