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Cop28 sul clima, l’Europa chiede stop alle fossili “ben prima del 2050”

Cop28 sul clima: l’UE vuole il phase out fossili “ben prima del 2050”
crediti: European Union

Il phase out delle fossili è l’obiettivo numero 1 di Bruxelles alla Cop28 sul clima di dicembre

(Rinnovabili.it) – Triplicare la capacità installata ogni anno di rinnovabili entro il 2030. Raddoppiare il tasso di aumento dell’efficienza energetica per la fine del decennio. E dire addio a tutte le fonti fossili senza recupero di CO2 “ben prima del 2050”. Sono i tre grandi obiettivi che l’UE vuole ottenere alla Cop28 sul clima che si terrà a dicembre a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti.

Lo ha annunciato il vice presidente della Commissione con delega al clima, Frans Timmermans. L’obiettivo è inserire nel comunicato finale tutti e tre questi elementi perché sono “interconnessi”. Agganciandoli a quello che sta diventando uno dei risultati di “bandiera” della presidenza emiratina dalla Cop28 sul clima, cioè una “Global Pledge sulla Transizione Energetica”.

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Secondo Timmermans, questo impegno globale non può fare a meno di fissare l’ambizione molto in alto su questi tre punti. Sull’energia rinnovabile, bisogna “triplicare la diffusione media annua” entro il 2030 e “assicurarsi che la stragrande maggioranza delle nuove capacità elettriche sia costituita da energie rinnovabili”. Sull’efficienza energetica, bisogna “raddoppiare il tasso di miglioramento annuale in questo decennio, rispetto al decennio precedente”.

Phase out delle (emissioni) fossili, cosa vuole l’UE alla Cop28 sul clima?

Poi c’è uno dei nodi più difficili da sciogliere, quello del phase out delle fossili. Per l’UE è l’obiettivo numero 1 da raggiungere alla Cop28 sul clima, riprendendo in mano il tentativo già fatto l’anno scorso a Sharm el-Sheikh quando la proposta aveva raccolto il sì di 80-100 paesi prima di essere affossata senza spiegazioni dalla presidenza egiziana.

Ma il nuovo presidente della Cop28, l’emiratino Sultan al-Jaber che è anche il capo dell’Adnoc, la compagnia statale del petrolio degli EAU, ha subito frenato dicendo che al massimo si potrà parlare di phase out delle emissioni fossili. Un modo per assicurarsi che l’estrazione di idrocarburi continui e si possa espandere in futuro, senza cambiare di una virgola il modello di business delle compagnie fossili.

Timmermans risponde con un cambio di strategia. Anche se sembra aver ceduto alle pressioni emiratine, almeno di facciata. “Dobbiamo eliminare gradualmente i combustibili fossili unabated ben prima del 2050. Ciò significa eliminare gradualmente il carbone ed eliminare le emissioni del settore petrolifero e del gas e dei prodotti venduti dalle compagnie petrolifere e del gas”, ha detto, riprendendo l’espressione usata da al-Jaber.

Gli unici aspetti su cui l’UE tiene il punto sono la data (ambiziosa) e il ruolo delle fossili unabated. Le fossili con cattura di CO2 “devono essere residuali e solo in settori difficili da abbattere. Il settore ha l’onere di dimostrare che questo obiettivo è raggiungibile e di proporre strategie di investimento credibili nelle tecnologie di abbattimento del carbonio”, ha aggiunto il vice presidente della Commissione.

Una condizione, quella sull’uso molto limitato di tecnologie per la cattura e lo stoccaggio della CO2 (CCS), che di fatto costringerebbe comunque il settore a un phase out anche se “mascherato”. Se il punto è ridurre le emissioni e la CCS va usata solo nei settori hard to abate, allora tutte le altre attività ad alte emissioni non possono avere vita lunga.

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