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COP27 sul clima, un piccolo passo avanti verso la tutela della biodiversità

COP27 sul clima: un piccolo passo avanti verso la tutela della biodiversità
Foto di Myléne da Pixabayc

Per la 1° volta, la COP27 sul clima ha dedicato una giornata alla diversità biologica

(Rinnovabili.it) – La COP27 sul clima non ha dato davvero una mano alla prossima, importante conferenza internazionale che si terrà a dicembre: la COP15 sulla biodiversità. Anche se il vertice di Sharm el-Sheikh è stato il primo, nella storia trentennale del processo delle conferenze sul clima, a dedicare un’intera giornata alla protezione della diversità biologica, i negoziati non hanno prestato al tema quell’attenzione che molti auspicavano alla vigilia.

In questo 5° approfondimento sugli esiti della COP27 guardiamo più da vicino l’intreccio fra contrasto al cambiamento climatico e tutela della biodiversità e come questo è stato trattato durante le due settimane di negoziati in Egitto.

La biodiversità si affaccia alla COP27 sul clima

È solo dal vertice di Glasgow, l’anno scorso, che la diversità biologica ha iniziato a essere un tema trattato durante il processo delle COP. Nel 2021 se ne è parlato, quest’anno la biodiversità è entrata nell’agenda della COP27 sul clima. Anche se per la porta di servizio ed è rimasta relegata in un angolino. La tendenza sembra quella di una sempre maggior integrazione dei due dossier, clima e tutela della natura.

Un aspetto, questo, che è cruciale per affrontare la crisi climatica. Ma fino ad ora il processo negoziale ha lavorato per silos, ha tenuto cioè distinti questi due filoni invece di intrecciarli e di farli convergere. Di fatto, le COP si occupano già di tutela degli ecosistemi e della diversità biologica: le famose nature-based solutions, le soluzioni basate sulla natura, non sono altro che azioni di ripristino di determinati ecosistemi per aumentare la loro capacità di assorbimento e stoccaggio della CO2. Senza parlare del fatto che un buon terzo delle azioni di mitigazione necessarie per restare in linea con gli 1,5 gradi dipendono direttamente dalla natura.

Per queste ragioni, da più parti si è cercato di spingere la COP27 sul clima verso un riconoscimento forte dell’esistenza di obiettivi comuni con l’altro processo negoziale, quello che a dicembre a Montreal si sostanzierà nella COP15. Due le richieste principali. Da un lato, usare il modello delle COP sul clima per arrivare a un “accordo di Parigi sulla biodiversità”, con obiettivi comuni e meccanismi di monitoraggio dei progressi. Dall’altro, lavorare a obiettivi comuni, quantificati, su biodiversità e taglio delle emissioni.

A Sharm pochi progressi

La COP27 sul clima però non ha fatto quasi niente di tutto questo. Il testo finale del Piano di implementazione di Sharm si limita quasi sempre a ripetere il linguaggio già usato a Glasgow l’anno prima. Un passo in avanti è però la formulazione dell’articolo 1, dove si sottolinea il “bisogno urgente di affrontare, in modo complessivo e sinergico, le crisi globali intrecciate del climate change e della perdita di biodiversità”. C’è, perlomeno, il riconoscimento dell’esistenza del problema. Manca invece un riferimento diretto alla COP15 e alla Convenzione per la Diversità Biologica.

Eppure nei prossimi anni sarebbero molti i temi simili su cui i due processi dovranno riflettere e prendere decisioni. Uno dei più rilevanti è quello degli aiuti finanziari. Lato clima, entro il 2023 potremmo vedere una definizione più precisa del meccanismo di perdite e danni approvato quest’anno, mentre per il 2024 si dovrebbe concludere la discussione sul nuovo obiettivo comune di finanza per il clima. Che sarà sensibilmente più alto dei 100 mld $ pattuiti nel lontanissimo 2009. Lato biodiversità, questa stessa discussione sarà fatta già a Montreal e, anche qui, le risorse necessarie si contano nell’ordine delle centinaia di miliardi di dollari. Trovare modi innovativi di finanziamento è cruciale in entrambi i casi.

(lm)

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