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Il dossier che i paesi più ricchi non volevano discutere alla COP27

La “COP dell’implementazione” ha rischiato di non avere in agenda uno dei temi climatici più pressanti: il capitolo dei loss and damage (perdite e danni)

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Foto di J Lloa da Pixabay

La COP27 si terrà a novembre in Egitto

(Rinnovabili.it) – Può un summit internazionale sul clima evitare di discutere il tema più impellente del momento? È quello che abbiamo rischiato di vedere alla COP27. Fino a ieri, era ancora in forse il destino del capitolo loss and damage (perdite e danni), l’etichetta sotto cui va il supporto ai paesi più vulnerabili già colpiti dall’impatto della crisi climatica. Un dossier cruciale sia sul piano delle idee – da lì passa la giustizia climatica – sia su quello più concreto della finanza per il clima.

A correggere la rotta, anche se di poco, è stata la faticosissima discussione durante il Petersberg Dialogue on Climate che si è tenuto il 18 e 19 luglio a Berlino. Si tratta di un appuntamento in cui dal 2010 i politici, e non più solo i tecnici, cercano di forgiare un consenso di base per la COP sul clima che si tiene l’autunno successivo.

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Nella capitale tedesca questo consenso è mancato, soprattutto per i loss and damage. La spaccatura è sempre la stessa da anni. I paesi più ricchi non vogliono creare un nuovo meccanismo di supporto, preferendo continuare a usare i canali consolidati della finanza climatica. E, soprattutto, non vogliono dare un riconoscimento ufficiale al loro ruolo sproporzionato nella crisi climatica, in termini di emissioni storiche.

I paesi più vulnerabili invece vedono il meccanismo delle perdite e dei danni come un modo per assicurarsi il giusto supporto per le azioni di mitigazione e adeguamento al climate change. Battere su questo tasto mette pressione ai paesi più ricchi, che già faticano a onorare le promesse sulla finanza climatica.

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Tanto è il timore che i loss and damage aprano il vaso di Pandora, che le economie più avanzate non ne vorrebbero nemmeno discutere sul serio alla COP27. Questa la posizione con cui si sono presentati a Berlino. Poi la svolta: dopo discussioni informali in piccoli gruppi è finalmente arrivato l’ok a mettere il tema nell’agenda ufficiale della COP27 che si terrà a novembre a Sharm el-Sheikh, in Egitto. Il risultato non è affatto scontato, ma almeno se ne parlerà. (lm)