Le 20 pagine di non-paper contengono solo gli elementi che potrebbero entrare nel testo finale dell’accordo. A rigore, non è ancora nemmeno una vera bozza. Mancano riferimenti alla riduzione di tutte le fossili e ai Loss & Damage. Sui sussidi fossili il testo nasconde un passo indietro. Resta il target degli 1,5°C. Domani finisce ufficialmente il vertice di Sharm, ma i negoziati potrebbero prolungarsi nel fine settimana
La COP27 di Sharm finisce formalmente il 18 novembre
(Rinnovabili.it) – A Sharm el-Sheikh i negoziatori stanno giocando al gioco dell’oca. La presidenza egiziana ha pubblicato la prima bozza di cover decision. Dove sui dossier principali si ripetono molti dei punti già espressi a Glasgow un anno fa. Senza progressi importanti. Ma proprio un anno fa, per far apparire migliore un cattivo accordo, i negoziatori della COP26 avevano assicurato di aver messo tutte le basi per raggiungere un buon risultato alla COP27 di Sharm. E subito il marketing politico aveva trasformato il vertice in Egitto nella “COP dell’attuazione”.
Le 20 pagine di “non-paper” fatto circolare stamattina dalla presidenza della COP27 riportano molti rami dei negoziati sul clima al punto di partenza, più o meno dove li aveva lasciati la COP26. A rigore non è nemmeno una vera bozza di cover decision ma una semplice lista di elementi che potrebbero entrare nella decisione finale del summit di Sharm. L’ennesimo segnale, se ce ne fosse ancora bisogno, che le discussioni si stanno trascinando senza veri passi avanti, a meno di 48 ore dalla chiusura ufficiale.
I Loss & Damage desaparecidos
I tentennamenti sono più che visibili su uno dei temi centrali della COP27 di Sharm, quello dei Loss & Damage (di cui abbiamo parlato qui e qui). Dopo tante pressioni dai paesi del Sud globale, il non-paper preparato dall’Egitto non cita la creazione di una Financial Facility, nemmeno come uno dei possibili esiti futuri del negoziato. Si lodano le iniziative collaterali come il Global Shield del G7 e quelle Onu sul sistema di early warning globale e le si definisce complementari a una soluzione da trovare in ambito COP, della quale però si dà una definizione vaghissima: “un ecosistema finanziario più ampio e diversificato che include, ma non si limita a, fonti di finanziamento innovative e ibride”. Le espressioni più audaci sui Loss & Damage, nel testo, si limitano ad accogliere con favore il fatto che le perdite e i danni siano entrati per la prima volta in agenda alla COP. Non si parla di risarcimenti o compensazioni.
L’unico vero passo avanti in questo dossier riguarda il Santiago Network, di cui finalmente si sono decise regole di funzionamento e composizione. Sarebbe il braccio operativo del Meccanismo internazionale di Varsavia per i Loss & Damage e avrebbe il compito di organizzare l’assistenza tecnica per creare piani di prevenzione e mitigazione delle perdite e danni subiti dai paesi più vulnerabili. Il problema è che se i Loss & Damage sono soltanto dei fondi per rispondere in fretta a eventi climatici estremi, il Network altro non è che un organo di protezione civile.
Promesse fossili e dove (non) trovarle
Dai tentennamenti alle omissioni. Anche se India e UE hanno spinto per far entrare nella cover decision un riferimento a tutte le fonti fossili, la COP27 di Sharm continua a far finta che i principali responsabili della crisi climatica non siano gas, petrolio e carbone. Il linguaggio usato nella bozza ripete pedissequamente gli elementi già consolidati a Glasgow.
Il testo ribadisce, semplicemente, che si incoraggia “il proseguimento degli sforzi per accelerare le misure per la riduzione graduale dell’energia a carbone unabated e per eliminare e razionalizzare i sussidi ai combustibili fossili inefficienti, in linea con le circostanze nazionali e riconoscendo la necessità di un sostegno a favore di transizioni giuste”. Non solo non si va oltre il famigerato phase down entrato in extremis nel Patto sul clima di Glasgow al posto del phase out, ma non si cita altro se non il carbone.
In realtà un cambiamento, piccolo ma forse rilevante, c’è: adesso si parla di “razionalizzare” i sussidi fossili, non solo di eliminarli. Due concetti che non possono convivere: o si cancellano o si rimodulano. Quindi su questo punto la COP27 di Sharm segna (per ora, in attesa della versione finale approvata dall’assemblea) addirittura un passo indietro.
Tutto questo mentre la famosa BOGA, l’alleanza per mettere fine ai combustibili fossili tanto pubblicizzata alla COP26 (e a cui Cingolani si fregiava di aver fatto aderire l’Italia, in realtà senza prendere uno straccio di impegno serio), conta appena 19 membri e in 12 mesi ha guadagnato solo l’adesione di Cile, Tuvalu, Kenya e stato di Washington mentre il co-fondatore Costarica ha fatto sapere di non voler più guidare il gruppo né partecipare attivamente.
Cose per cui la COP27 di Sharm non sarà ricordata
I negoziati balbettano anche su altri fronti. Quello della finanza per l’adattamento. A Glasgow era arrivata la promessa di raddoppiarla, ora si chiede semplicemente di produrre dei piani esecutivi per garantire i fondi. Ma c’è tempo fino al 2025. D’altro canto, la bozza di cover decision di Sharm chiede alle banche multilaterali per lo sviluppo di triplicare i fondi entro tre anni, un elemento di novità (e necessario) ma ben lontano dall’essere decisivo. Altro aspetto positivo, l’aumento dell’impegno di queste banche non deve far aumentare il debito dei paesi vulnerabili.
La COP dell’attuazione esprime poi “grave preoccupazione” – e nient’altro – per il gap tra gli NDC presentati dai paesi e gli impegni che servirebbero per tenere vivo il target degli 1,5°C. La notizia buona è che il target viene citato e ribadito – era in forse persino questo – ma la notizia meno buona è che, per raggiungerlo, la COP26 si basava sul fatto che entro un anno tutti i paesi avrebbero dovuto aggiornare i loro impegni. Non è successo, e il testo finale della COP27 di fatto fa finta di niente. C’è tempo fino a domani (con possibilità di sforare nel fine settimana) per provare a rammendare almeno alcuni dei buchi più drammatici.
(lm)