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Londra, proteste contro il premier: “Farà fallire la COP26 sul clima”

Mancano 100 giorni alla COP26 sul clima di Glasgow

COP26 sul clima: gli UK sono “dispersi in azione”
Foto di Walkerssk da Pixabay

(Rinnovabili.it) – Il governo di Boris Johnson deve prendere sul serio la crisi climatica, rimboccarsi le maniche e raddoppiare gli sforzi affinché la COP26 sul clima sia un successo. Mancano 100 giorni esatti all’inizio dell’appuntamento di Glasgow, in programma a novembre dopo il rinvio del 2020 causa Covid. Ma il governo britannico, che organizza il vertice e guida la diplomazia climatica ormai da 2 anni (anche insieme all’Italia) non è ancora riuscito a far parlare la stessa lingua sui temi fondamentali ai paesi partecipanti.

È la denuncia che lanciano i manifestanti che si sono radunati questa mattina davanti alla piazza del Parlamento a Londra. L’aspetto che rimane più controverso è quella della finanza climatica. In teoria, i paesi con le economie più avanzate hanno promesso nel 2009 di stanziare 100 miliardi di dollari ogni anno per progetti di adattamento di mitigazione dei cambiamenti climatici nei paesi più poveri. impegno regolarmente disatteso.

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E su questo fronte, il presidente della COP26 sul clima, il britannico Alok Sharma, non è ancora riuscito a sbloccare la situazione. Chi deve aprire il portafoglio e restio a prendere impegni vincolanti, mentre dall’altro lato della barricata si lega il sì a obiettivi più ambiziosi all’arrivo dei finanziamenti climatici. Per i manifestanti, sia Johnson sia il suo ministro delle Finanze Rishi Sunak sono “missing in action”: non starebbero facendo nulla per strappare un vero accordo a Glasgow.

Ben Margolis, direttore ad interim di The Climate Coalition, afferma che “il Primo Ministro ha promesso che il Regno Unito mostrerà una leadership globale sui cambiamenti climatici. Eppure, nonostante ciò, Boris Johnson e Rishi Sunak sono più evidenti per essere dispersi in azione e non riuscire a fornire progressi reali e concreti per affrontare le emergenze naturali e climatiche”.

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“Ci chiediamo ogni giorno: dov’è il primo ministro?” ha detto Chris Venables del thinktank Green Alliance. “È chiaro che non ha afferrato la portata dello svolgimento del più grande evento diplomatico sul suolo britannico dalla seconda guerra mondiale. Questa dovrebbe essere la sua priorità numero 1″.

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