A 3 giorni dalla chiusura della COP26 di Glasgow
(Rinnovabili.it) – Collaborazione serrata sul clima in questo decennio per centrare gli obiettivi 2030 e per colmare il gap che ancora ci separa dalla traiettoria segnata con l’accordo di Parigi. Pechino e Washington lavoreranno insieme per nuovi tagli alle emissioni nei prossimi anni su fronti come il metano, i trasporti, il settore energetico e l’industria. Arriva a sorpresa e quasi in chiusura di COP26 un accordo tra Stati Uniti e Cina, i due massimi inquinatori mondiali. Poche le novità sostanziali e immediate, ma il valore del documento è da cercare su un altro livello: quello programmatico, di medio-lungo periodo.
Forse la novità più importante – che può dare impulso anche ai lavori della COP26 – è l’impegno a presentare i rispettivi contributi nazionali volontari per il 2035 già nel 2025. Oltre a questo, cosa prevede l’accordo? Il testo dell’accordo è breve – appena 16 punti – ma denso. I due paesi si impegnano ad aumentare la loro ambizione climatica in questo decennio per tenere vivo l’accordo di Parigi e a “cooperare per identificare e affrontare le sfide e le opportunità connesse”. Il testo però specifica il riferimento a tenere a portata il “limite di temperatura superiore”, cioè quello dei 2°C. Manca quindi un chiaro impegno verso gli 1,5°C, punto su cui la Cina fa ancora resistenza.
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Dentro questa cornice, le priorità su cui Stati Uniti e Cina intendono collaborare vanno da “schemi regolatori e standard ambientali per ridurre le emissioni di gas serra negli anni Venti” al “massimizzare i benefici sociali della transizione energetica”, dalle “politiche per favorire la decarbonizzazione e l’elettrificazione” alle “aree chiave legate all’economia circolare”, fino allo sviluppo di tecnologie di cattura, stoccaggio e utilizzo della CO2 (CCUS) e tecnologia di cattura diretta di CO2 dall’aria (DAC).
Più dettagli e tabella di marcia serrata per l’azione contro le emissioni di metano. Prima della COP27 del 2022, Cina e USA si impegnano a introdurre più misure concrete e a migliorare il monitoraggio delle emissioni. È un passo abbastanza significativo perché finora la Cina su questo fronte si era mossa coi piedi di piombo. Entro metà 2022 è previsto anche un summit congiunto per lavorare su nuove misure su fossili, rifiuti e agricoltura, cioè i tre ambiti principali da cui derivano le emissioni di CH4.
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Più collaborazione anche sul fronte energetico, in particolare sulle politiche per integrare quote sempre maggiori delle rinnovabili intermittenti, promuovere la generazione distribuita, migliorare l’efficienza energetica e il funzionamento della rete nel bilanciare domanda e offerta di energia.
Tutte queste azioni saranno discusse e monitorate da un gruppo di lavoro congiunto, creato ad hoc e che si riunirà regolarmente. Il suo mandato è sia di favorire la cooperazione bilaterale, sia di preparare iniziative congiunte nell’ambito di altri consessi internazionali multilaterali.
“Entrambe le parti riconoscono che c’è un divario tra lo sforzo attuale e gli obiettivi dell’accordo di Parigi”, ha spiegato il capo della delegazione cinese, Xie Zhenhua. “Il cambiamento climatico sta diventando una sfida sempre più urgente. Speriamo che questa dichiarazione congiunta aiuti a raggiungere il successo alla Cop26”. “Insieme abbiamo stabilito il nostro sostegno per una COP26 di successo, compresi alcuni elementi che promuoveranno l’ambizione”, gli ha fatto eco l’inviato di Biden per il clima John Kerry in conferenza stampa. “Ogni passo è importante in questo momento e abbiamo un lungo viaggio davanti a noi”. (lm)