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Pressioni segrete dalle Big Oil per divenire sponsor della COP26 sul clima

Culture Unstained porta alla luce almeno 13 incontri tra funzionari governativi UK e compagnie petrolifere. BP, Shell e Equinor cercano un posto al sole nel prossimo vertice sui cambiamenti climatici a Glasgow

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Image by Lukas Baumert from Pixabay

In vista della COP26, la posizione della Gran Bretagna si fa controversa

(Rinnovabili.it) – BP, Shell ed Equinor vorrebbero un posto in prima fila ai colloqui della prossima COP26 sui cambiamenti climatici, in programma a Glasgow dall’1 al 12 novembre 2012. E’ quello che emerge dalla documentazione ottenuta grazie alla legge sulla libertà d’informazione da Culture Unstained, organizzazione impegnata a fermare la sponsorizzazione della cultura da parte di aziende con interessi nei combustibili fossili. Nell’analisi pubblicata ieri da Culture Unstained si fa riferimento ad almeno 13 incontri segreti ottenuti dalle tre major del petrolio con i responsabili del governo britannico per la preparazione del prossimo summit Unfccc.

Che cosa hanno cercato di ottenere le società? Dai documenti si comprende che l’obiettivo principale è visibilità. Le e-mail e le note delle riunioni rese pubbliche, rivelano come nell’ultimo anno le tre big oil abbiano spinto per influenzare e sponsorizzare la COP26, nonostante gli organizzatori abbiano lanciato la loro richiesta ufficiale di patrocinio solo ad agosto.

In realtà non è la prima volta che si registrano simili ingerenze. Tuttavia per questo vertice, l’unità COP del governo britannico aveva stabilito i criteri più severi per gli sponsor, indicando che i candidati dovessero essere “leader nel loro settore, guidando cambiamenti positivi e innovazione verso un mondo a basse emissioni di carbonio”. Le mail, però, raccontano una storia diversa, mostrando l’esistenza di un canale secondario tra compagnie petrolifere e funzionari che potrebbe compromettere la posizione del Regno Unito come padrone di casa del prossimo summit sui cambiamenti climatici.

Secondo quanto rivelato dal Guardian, BP avrebbe fatto anche un passo in più offrendo espressamente i suoi buoni uffici per fare da tramite fra Londra e altri governi. Offerta che è stata rifiuta dal Governo britannico.

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Nonostante ciò la posizione del Regno Unito appare particolarmente controversa. Perché l’incontro internazionale di novembre 2021 sarà l’appuntamento cruciale in cui si definirà la nuova leadership globale sul clima (con l’UE pronta a mettere sul piatto il Green Deal) e dove si deciderà una parte importante dell’economia nel mondo post-covid. La nazione ospitante ha un ruolo fondamentale nell’organizzare e imbastire tutti i lavori preparatori necessari. Ma con una gestione così opaca è difficile che la Gran Bretagna riesca a svolgere il ruolo imparziale di mediatore che servirà per condurre a buon fine i negoziati.

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