Un tribunale di Bruxelles riconosce che il governo non ha adottato tutte le misure necessarie per tutelare i diritti umani dei cittadini, incluso il diritto alla vita e quello al rispetto della vita privata e famigliare previsti dalla costituzione nazionale
La sentenza del contenzioso climatico però non ha carattere vincolante
(Rinnovabili.it) – Il Belgio non ha preso tutte le “misure necessarie” per prevenire gli “effetti dannosi” del cambiamento climatico. E quindi ha violato i diritti dei cittadini. Un tribunale di Bruxelles ha condannato il governo per avere infranto la convenzione europea sui diritti umani e gli articoli 2 e 8 della costituzione nazionale, che tutelano il diritto alla vita e il rispetto della vita privata e familiare. Festeggiano 58.000 cittadini del Belgio e un pugno di Ong che hanno promosso questo contenzioso climatico per spingere l’esecutivo ad aumentare l’ambizione climatica. La sentenza belga arriva in scia ad analoghe vittorie degli ecologisti in altri paesi europei, come Francia, Olanda, Germania.
“Per la prima volta si riconosce che siamo in pericolo diretto, personale e reale”, ha affermato Serge de Gheldere, presidente di Klimaatzaak, l’Ong che ha promosso per prima il contenzioso climatico. Per questo motivo la sentenza è già stata definita storica: nemmeno il tribunale tedesco si era spinto a tanto.
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Per Carole Billiet, uno degli avvocati che hanno seguito la causa legale, la decisione è stata rivoluzionaria. “La corte accetta che queste persone abbiano un interesse diretto e personale. Anche i tribunali olandesi e tedeschi non l’hanno fatto in casi simili”, ha spiegato.
In più, questa sentenza potrebbe incidere sul modo con cui il Belgio porta avanti la sua politica climatica. Il paese infatti ha una complessa architettura istituzionale dove il livello federale i tre governi regionali hanno competenze diverse e non sempre è chiaro chi debba agire per elaborare e implementare una politica trasversale come quella sul clima.
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I motivi per festeggiare, però, finiscono qui. La sentenza della Corte di Bruxelles non è cogente nè ha valore legale. E il tribunale ha rigettato uno dei punti su cui contavano di più le ONG: riconoscere l’obbligo per il governo di adottare una politica climatica è un obiettivo di taglio delle emissioni più ambiziosi. Questo ha permesso alla ministra per il clima Zakia Khattabi di reagire immediatamente alla sentenza, sostenendo che il paese ora è in regola con l’adesione all’obiettivo climatico europeo di riduzione del 55% dei gas serra entro la fine del decennio.