Il caso Shell ha spalancato le porte a nuovi contenziosi climatici
(Rinnovabili.it) – La sentenza contro Shell ha segnato la storia dei contenziosi climatici. A fine maggio, un tribunale olandese ha obbligato il colosso dell’energia a tagliare le emissioni del 45% entro il 2030. Ma ci sono anche molti altri casi dove sul banco dell’imputato ci sono i governi. Solo in Europa, negli ultimi mesi è toccato a Germania, Belgio, Spagna e Italia. Sempre più spesso, i cittadini e le ong che avviano la causa riescono anche a portare a casa la vittoria. Perché?
Merito della scienza climatica e dei suoi sviluppi recenti. Lo spiega uno studio dell’università di Oxford che è stato pubblicato su Nature Climate Change. Il nocciolo della questione è che adesso è molto più semplice ricondurre il cambiamento climatico – declinato in un effetto preciso, anche su scala locale – alla sua causa prossima. È più facile puntare il dito contro una compagnia dell’oil&gas, ad esempio, e trovare le prove che la legano agli effetti del climate change.
Leggi anche La sentenza sul clima in Olanda, Shell deve tagliare il 45% della CO2 al 2030
I ricercatori hanno esaminato 73 cause legali presentate in tutto il mondo, anche nel passato. Molti – spiega lo studio – sono stati rigettati dai tribunali, o non sono riusciti a convincere la corte, perché non hanno usato la scienza più avanzata che era già a disposizione. Se lo avessero fatto, avrebbero avuto più chances di vittoria, sostengono i ricercatori.
“Le prove presentate a cui si fa riferimento in questi casi sono notevolmente in ritardo rispetto allo stato dell’arte nella scienza del clima, impedendo le affermazioni sul nesso di causalità”, scrivono gli studiosi. E ne concludono che “un maggiore apprezzamento e sfruttamento delle metodologie esistenti nella scienza dell’attribuzione potrebbe affrontare gli ostacoli alla causalità e migliorare le prospettive del contenzioso come via per il risarcimento delle perdite, l’azione normativa e la riduzione delle emissioni da parte degli imputati che cercano di limitare la responsabilità legale”. Insomma: scienziati e attivisti devono lavorare a braccetto per vincere i contenziosi climatici.
Leggi anche “Giudizio Universale”, Italia alla sbarra per l’inazione climatica