La corte federale del paese è intervenuta sulla decisione del ministero dell’Ambiente in merito alla possibile espansione di una miniera di carbone. Il ministro ha il “dovere di provvedere ragionevolmente” affinché le nuove generazioni non siano danneggiate o uccise dalle conseguenze dell’aumento delle emissioni di CO2
Finora l’Australia aveva evitato contenziosi climatici che ne orientassero la transizione energetica
(Rinnovabili.it) – Anche per l’Australia aggrappata al carbone arriva il momento di preoccuparsi per i contenziosi climatici. La corte federale del paese ha sentenziato che il ministro dell’Ambiente ha un “dovere di provvedere ragionevolmente” affinché le nuove generazioni non siano danneggiate o uccise dalle conseguenze dell’aumento delle emissioni di CO2. Sentenza che si riferisce alla decisione di approvare o meno l’espansione di una miniera di carbone, che il ministero dovrà prendere a breve.
Il caso è stato portato davanti alla giustizia australiana da 8 ragazzi e da una suora 80enne e, come molti altri contenziosi climatici recenti, soprattutto in Europa, può avere conseguenze importanti per le politiche climatiche del paese.
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Il giudice federale scrive che, nell’atto di prendere la decisione sulla miniera di carbone e il futuro del progetto, il ministro ha il dovere di “evitare di causare lesioni personali o morte” ai residenti australiani sotto i 18 anni “derivanti dalle emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera terrestre”.
Parole che fanno esultare i ricorrenti. “Siamo lieti che la legge del paese ora stabilisca che il governo ha il dovere di evitare di causare danni ai giovani”, ha affermato Anj Sharma, una studentessa di Melbourne di 16 anni che fa parte del gruppo di otto ragazzi dietro il caso.
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Il governo australiano è tra i più restii, fra quelli dei paesi industrializzati, a impegnarsi nella transizione energetica. L’economia del paese – e il partito al potere – è intrecciata strettamente con l’industria del carbone. Il premier australiano punta regolarmente i piedi nei consessi internazionali per annacquare comunicati finali e impegni assunti, come successo di recente al G8 in Cornovaglia.
I contenziosi climatici, intanto, qualche frutto lo danno. Come nel caso della Germania. A fine aprile, la Corte costituzionale suprema ha stabilito che il governo doveva alzare l’ambizione climatica per non ledere i diritti delle future generazioni. Nel giro di una settimana, l’esecutivo retto da Angela Merkel ha ritoccato al rialzo l’obiettivo di taglio delle emissioni al 2030, passato dal 55% al 65%, e ha anticipato di 5 anni, al 2045, la data in cui punta alla neutralità climatica.