Dal 1970 a oggi, l’estrazione di materie prime è aumentato del 400%. Anche con le politiche in vigore e la spinta dell’economia circolare, i consumi aumenteranno ancora del 60% nei prossimi 35 anni. La transizione deve quindi passare da una riduzione della domanda. Come? Un rapporto Onu presenta un ventaglio di opzioni per mobilità, energia, costruzioni
Le anticipazioni del rapporto quinquennale Global Resources Outlook
(Rinnovabili.it) – Ai ritmi di oggi, nei prossimi 35 anni il consumo di materie prime a livello globale potrebbe aumentare ancora del 60%, dopo che industrializzazione, urbanizzazione e crescita demografica l’hanno già quadruplicato negli ultimi 50 anni. Ritmi insostenibili per il Pianeta. Per questo non basta modificare il modo in cui produciamo per renderlo più “green”: è necessario diminuire la domanda. Lo afferma il rapporto quinquennale dell’Onu Global Resource Outlook che sarà presentato a febbraio ed è stato visto in anteprima dal quotidiano britannico Guardian.
Il nodo del consumo di materie prime
Parte del problema sta nelle tecnologie per la transizione. Prendiamo l’esempio della mobilità elettrica. Gli EV sono la chiave di volta per la decarbonizzazione dei trasporti, ma fanno aumentare anche di 10 volte il consumo di materie prime critiche rispetto ai veicoli endotermici. Se le auto elettriche faranno la loro parte nel portarci alla neutralità climatica entro metà secolo, l’estrazione di risorse per gli EV aumenterà di 6 volte in appena 15 anni.
Il rapporto Onu suggerisce opzioni per non buttare via il bambino con l’acqua sporca. Sempre nell’esempio della mobilità elettrica, il punto non è rinunciare agli EV o rallentarne la diffusione. Si tratta, semmai, di potenziare anche soluzioni alternative e complementari per rendere più sostenibile la mobilità. Gli autori citano il lavoro da remoto, servizi locali più efficienti, trasporti low-carbon, mobilità su rotaia e biciclette.
Questa stessa logica si adatta a qualsiasi altro ambito considerato nel rapporto. La crisi abitativa in Europa? Invece di pianificare la costruzione di nuovi volumi, per ridurre il consumo di materie prime e le criticità dell’housing in modo efficace bisognerebbe sfruttare meglio le abitazioni lasciate vuote e gli spazi sottoutilizzati. Il risultato? Adottando le indicazioni del rapporto in modo sistematico si riuscirebbe a ridurre le emissioni di gas serra di oltre l’80% entro il 2060 rispetto ai livelli attuali. E al tempo stesso ridurre le diseguaglianze socio-economiche. Il consumo di materie prime per il comparto energetico e per la mobilità crollerebbe del 40%, mentre quello per il settore delle costruzioni del 30%. Con ricadute evidenti su clima e ambiente.
Oggi, invece, il consumo di materie prime è responsabile del 60% degli impatto del riscaldamento globale, del 40% dell’inquinamento atmosferico, e del 90% dello stress idrico e della perdita di biodiversità, sostiene il rapporto.