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La Commissione Ambiente boccia il decreto VIA

Pesante parere dei deputati, che puntano il dito sulle deregulation introdotte dal decreto VIA “a sostegno di interessi non sempre legittimi e trasparenti”

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(Rinnovabili.it) – Un giudizio pesante quello della Commissione Ambiente della Camera dei Deputati sul decreto VIA proposto dal Ministero dell’Ambiente. La nuova valutazione di impatto ambientale non soddisfa i parlamentari, che la rispediscono al mittente corredata di un parere (non vincolante) piuttosto severo. La Commissione parla nel documento di «provvedimento confuso, non lineare e a tratti intricato e ulteriormente appesantito; il mal riuscito tentativo di implementare la valutazione tecnica con il potere decisionale finale in capo al soggetto politico ha finito per appesantire le procedure proposte, che si fondano esclusivamente su aleatorie e non sanzionate tempistiche, solo apparentemente più restrittive e su sempre meno stringenti valutazioni d’impatto considerata la deregulation progettuale che viene avanzata».

Per essere chiari, la Commissione dice senza mezzi termini che «con il decreto in esame, si aprono vere e proprie deregulation normative a favore di particolari settori, a partire da quello energetico, non funzionali alla tutela ambientale ma protese al sostegno di rilevanti interessi economici non sempre legittimi e trasparenti».

Un vero macigno su Gian Luca Galletti, cui viene contestata «la determinazione di lasciare esclusivamente in capo al soggetto politico, il Ministro, il potere decisionale su una materia strettamente amministrativa», fatto che «rende improponibile una modifica anche solo parziale del provvedimento».

Su ogni punto saliente del testo di Galletti fioccano critiche pesanti, al punto che sorprende vederle scritte in un documento istituzionale.

 

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I parlamentari chiedono di restituire potere alle Regioni, insorte in questi mesi perché relegate dal decreto alla marginalità, e nemmeno erano passati cento giorni dal referendum costituzionale. La Commissione, a tal proposito, raccomanda di non affidare al Consiglio dei Ministri la decisione finale sulle valutazioni di impatto ambientale, per tutelare la natura tecnica – e non politica – della materia.

Gli approfondimenti necessari a definire se un progetto dovrà subire una verifica di assoggettabilità a VIA o direttamente una procedura di VIA, non dovrebbero inoltre essere soggetti a scelte discrezionali del Ministro. Cosa che invece è prevista dal decreto nella sua forma attuale. Servono criteri certi e oggettivi, chiedono i deputati, non un negoziato a porte chiuse tra il proponente e il dicastero.

Parole come pietre quelle degli onorevoli che seguono la legislazione sui temi ambientali: «Con questo decreto – scrivono – si deroga ad un vero e proprio principio di civiltà giuridica per applicarne uno desueto, anacronistico e pervicacemente invasivo che mantiene il controllo politico di un atto amministrativo».

Sarebbe necessario prevedere la partecipazione del pubblico sia nella fase di verifica di assoggettabilità che in quella di valutazione di impatto ambientale, chiede ancora il parere della Commissione, «in coerenza con le modalità previste dal decreto sul dibattito pubblico».

Bocciato anche il meccanismo di selezione dei candidati a sedere nella Commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale. Invece di assumere esperti con criteri trasparenti e atti pubblici, «si configura, ancora una volta, un organismo pletorico di 40 componenti, tutti indicati dal Ministro, organo politico, senza nessuna selezione concorsuale ma con un irrisorio e sostanzialmente inutile ricorso ad un generico e non oggettivo curriculum. Si tratta di una designazione di un organismo, di fatto non terzo, del tutto discrezionale, senza regole e che finisce per essere a totale appannaggio del Ministro competente».