Secondo uno studio della Chalmers University of Technology, la generazione di energia rinnovabile è aumentata ad un ritmo più rapido rispetto alla crescita complessiva della produzione di energia, attestandosi ad un aumento di 297 TWh contro i 233 TWh della produzione complessiva.
Nel 2019, la quantità di elettricità proveniente da combustibili fossili è diminuita di 156 TWh.
(Rinnovabili.it) – Secondo una ricerca della Chalmers University of Technology (Svezia), l’uso dei combustibili fossili per la produzione di elettricità sarebbe diminuito nel 2019 negli Stati Uniti, nell’Unione Europea e in India, mentre la produzione complessiva di energia sarebbe di contro aumentata. Se questo fosse vero, rappresenterebbe un punto di svolta per il mix energetico globale rispetto all’uso di fonti rinnovabili.
USA, UE e India sono tre dei primi quattro maggiori produttori di elettricità da combustibili fossili. Per tale ragione, i dati registrati suggerirebbero che la fine dell’era dei combustibili fossili potrebbe davvero essere vicina. Tomas Kaberger, professore alla Chalmers University of Technology e presidente del consiglio di amministrazione del Japan Renewable Energy Institute, ha fornito dati che coprono oltre il 70% della produzione mondiale di energia, mostrando come per gran parte dell’anno scorso la quantità di energia proveniente da combustibili fossili sia diminuita di 156 TWh (terawattora) rispetto all’anno precedente. Si tratta di un numero pari all’intera potenza prodotta in Argentina nel 2018.
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Inoltre, i dati indicano che per la prima volta la generazione di energia rinnovabile è aumentata ad un ritmo più rapido rispetto alla crescita complessiva della produzione di energia, attestandosi ad una crescita di 297 TWh contro i 233 TWh della produzione complessiva. “Questo dato ci dice che l’elettricità rinnovabile a basso costo supera i combustibili fossili e nucleari”, ha dichiarato Kaberger, “e con l’aumento dell’uso di veicoli elettrici e la ricarica delle loro batterie da fonti di energia rinnovabile, è probabile che il declino dei combustibili fossili acceleri”.
Secondo i ricercatori svedesi, infatti, le nuove energie rinnovabili sono persino più economiche del petrolio per unità di energia elettrica generata e i carburanti prodotti dall’elettricità supereranno i combustibili fossili a velocità crescente nei trasporti, nel riscaldamento e nell’industria. Lo studio si basa su dati provenienti da fonti ufficiali dell’Agenzia internazionale dell’energia (IEA) e della US Energy Information Administration per quanto riguarda paesi come Cina, India, UE, Stati Uniti, Giappone. In più, sono stati usati anche i dati dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE).
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Rispetto al calo generale, la Cina (il più grande produttore di energia al mondo) ha rappresentato un’eccezione, con un’energia prodotta dai combustibili fossili in aumento di 120 TWh nel 2019, sebbene le energie rinnovabili abbiano registrato una crescita di 157 TWh. Negli Stati Uniti, invece, le compagnie elettriche hanno chiuso lo scorso anno 15,3 gigawatt di capacità di carbone sostituendoli con l’aumento delle energie rinnovabili, mentre in India la produzione di elettricità dal carbone è diminuita nel 2019 per la prima volta in un decennio.
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