I Repubblicani contestano un testo troppo “impegnativo” per il governo. Macron si deve arrendere, nessun compromesso sembra possibile. Naufraga il suo disegno di presentarsi alle elezioni presidenziali del 2022 come grande paladino del clima
Non passa al Senato l’introduzione del clima in costituzione
(Rinnovabili.it) – I sogni verdi di Macron naufragano sulle “garanzie”. Il Senato francese ha respinto la proposta del presidente di introdurre il clima in costituzione. Fondamentale l’opposizione dei Repubblicani, che hanno puntato i piedi su una singola parola e costretto il governo a cercare maggioranze alternative. Senza successo.
Il passaggio incriminato sostiene che la République “garantisce la protezione ambientale e la diversità biologica, e combatte il cambiamento climatico”. Sui temi, nessuna opposizione. Biodiversità e climate change sono nelle corde di tutti. Quello che non quadra e che la destra francese non ha accettato è l’espressione “garantisce”. Troppo forte, troppo impegnativa. Quasi un cavallo di Troia per nuovi contenziosi climatici sollevati da cittadini e ong, che già stanno riuscendo a far breccia di tribunale in tribunale con le leggi e la costituzione attuale.
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I negoziati tra la rappresentanza che fa capo a Macron, La République En Marche, e gli altri partiti non ha trovato nessun compromesso accettabile. Dopo un rimpallo tra Camera e Senato il disegno di legge per introdurre il clima in costituzione si è arenato del tutto.
Macron aveva speso molto del suo capitale politico per spingere questo provvedimento. Non tanto per un reale impegno a favore dell’ambiente e del clima, ma per calcolo elettorale. Le elezioni presidenziali si tengono l’anno prossimo e il clima sarà uno dei temi principali su cui Macron si gioca la permanenza all’Eliseo.
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Le premesse non sono buone, e lo schiaffo ricevuto al Senato brucia ancora di più. Alle elezioni locali, nel 2020, Macron è stato travolto da un’onda verde. È corso subito ai ripari creando un’assemblea popolare per fare proposte sul clima. Poi le ha prese, le ha modificate a piacimento e le ha fatte votare, con grandi proteste di chi le aveva preparate ricevendo la promessa che sarebbero state mandate in aula senza altri interventi del governo. La sintonia ritrovata con i francesi, su questo, è durata davvero poco. Poi il processo climatico promosso da ong e dal comune di Grande-Synthe, che ha portato alla condanna del governo per inazione climatica: altra tegola su Macron. Che adesso guarda con qualche preoccupazione in più all’appuntamento con le urne.