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“Il carbone fa bene al clima”: parola del nuovo capo dell’Ocse

Clima: il nuovo capo dell’Ocse difende il carbone
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L’australiano Mathias Cormann non brilla per le credenziali sul clima

(Rinnovabili.it) – Il nuovo numero 1 dell’Ocse non piace a gran parte dei paesi UE, ai sindacati e alle ong ambientaliste. Mathias Cormann ha pessime credenziali sul clima e per molti non è la scelta giusta visto il ruolo importante che avrà l’organizzazione alla COP26. L’ex ministro delle Finanze australiano viene dal governo di Scott Morrison, bocciato da tutti gli osservatori per la sua ritrosia a impegnarsi seriamente nella transizione energetica e abbandonare il carbone. Ma è riuscito a conquistare la poltrona – si era dimesso dall’esecutivo l’anno scorso proprio per puntare al vertice dell’Ocse – sfruttando le eterne divisioni dell’Europa.

Cormann ha affermato che sotto la sua guida, l’Ocse promuoverà “una crescita economica più forte, più pulita e più equa e per aumentare l’occupazione e gli standard di vita” e spingerà affinché a livello globale ci sia “un’azione ambiziosa ed efficace sul cambiamento climatico per raggiungere la neutralità di carbonio globale entro il 2050”. Fino a un anno fa diceva invece che il carbone australiano andava difeso, e a Davos si era spinto fino a dire che il carbone fa bene al clima.

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Finora Cormann ha fatto tutt’altro che contrastare il cambiamento climatico. Nei 7 anni al governo in Australia ha cercato di abolire gli obiettivi di energia rinnovabile nazionali e ha definito il prezzo del carbonio una “bufala molto costosa”. Ha anche votato contro la proposta di dichiarare l’emergenza climatica, un passaggio parlamentare più che altro formale, ma indicativo delle sue posizioni sul clima. Gli studenti dei Fridays for Future australiani li aveva liquidati in fretta con il consiglio di tornare in classe senza perder tempo a manifestare. Greenpeace ha espresso “profondo sgomento e rabbia”, mentre Nick Mabey di E3G ha detto che la nomina ha inviato un “segnale pericoloso”. La settimana scorsa, 29 esperti sul clima, sindacati e ong avevano indirizzato all’Ocse una lettera aperta in cui mettevano in guardia dal votare Cormann perché in passato ha sempre remato contro il clima nei meeting internazionali.

La sua elezione crea qualche grattacapo anche all’Unione Europea. La maggior parte dei paesi Ocse che possono eleggere il vertice dell’organizzazione sono europei. Va da sé che qualcuno deve aver votato Cormann, preferendolo all’ex commissaria UE al Commercio Cecilia Malmström. L’australiano ha sfruttato il fatto di essere nato in Belgio e di parlare correntemente tedesco per fare breccia. Lo scrutinio è stato segreto, ma i maggiori indiziati per il voltafaccia alla Malmström sono i paesi dell’est. Polonia in testa, visto che Cormann si è speso parecchio per strappare il voto di Varsavia, la cui economia dipende fortemente dal carbone.

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