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Cingolani, il gas sarà l’ultimo combustibile ‘fossile’ a sparire

Il ministro al convegno di Symbola parla anche del Recovery, e sul punto è netto: dai Paesi frugali non accetto lezioni. Si concentra poi sull'energia del futuro, quella che dovremmo aspettarci per ottenere l'obiettivo della neutralità climatica al 2050. Il ruolo del gas sarà quello di consentire la transizione, e dopo la decarbonizzazione penseremo alla fusione nucleare come oggi pensiamo all'idrogeno. Per le rinnovabili il target è del 72%, e per la gestione degli accumuli sono già in programma interventi in 200 punti della rete

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di Tommaso Tetro

(Rinnovabili.it) – La sfida del clima e l’energia del futuro, chiamando in causa gas, idrogeno, nucleare e la rete intelligente per la gestione delle rinnovabili. Poi un attacco ai Paesi frugali sul Recovery. Questo lo spettro d’intervento che il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha messo in campo al convegno on-line della Fondazione Symbola.

“E’ ovvio che abbiamo un obiettivo di decarbonizzazione al 2050, e di parziale decarbonizzazione al 2030 – osserva Cingolani – dobbiamo fare il possibile per eliminare i combustibili fossili. Il Gas sarà l’ultimo a sparire perché ci consentirà di portare avanti la transizione”. E anche “la robotica se ben utilizzata” può contribuire al risparmio di materie prime, di energia, e di acqua.

Ritorna sulla questione della fusione nucleare, e oltre a ribadire il concetto chiarisce il suo pensiero: proprio perché “andiamo verso la decarbonizzazione al 2050 e ribadisco che, se tecnicamente per quella data, quando la transizione avrà avuto successo e la tecnologia avrà dato risultati, cominceremo a pensare alla fusione nucleare come oggi pensiamo all’idrogeno. 

“Se vogliamo raggiungere il nostro obbiettivo del 72% di rinnovabili al 2030, dobbiamo avere un 20%-25% di capacità di stoccaggio di energia”, mette in evidenza il ministro facendo presente che nel Recovery plan è in “programma” un piano per aggiornare la rete e metterla in grado di gestire gli accumuli, anche attraverso delle grandi batterie; si pensa a interventi su 200 punti della per avere una smart grid che possa saper guidare l’energia prodotta dalle rinnovabili grazie a diverse stazioni di accumulo.

“Ho vissuto in tre continenti diversi, e ho fatto più di 20 traslochi nella vita – dice Cingolani riferendosi al pensiero ‘nordico’ – apprezzo moltissimo la frugalità, e anche un certo approccio calvinista. Ne ho un grandissimo rispetto”. E a proposito della posizione dei Paesi frugali (essenzialmente i quattro del nord Europa), rispetto alla nostra capacità di gestione del Recovery, “sono fortemente impegnato sulla capacità di spendere perché dobbiamo dimostrare non soltanto di saper progettare ma anche di essere in grado di realizzare”. Ma, avverte: “La frugalità è bidirezionale e si basa sull’onestà intellettuale. Da questo punto di vista apprezzo la frugalità ma non accetto lezioni”. 

La messa in sicurezza del suolo e la lotta al dissesto idrogeologico – rileva Cingolani – purtroppo non si riesce a fare molto in fretta, sia perché è abbastanza complicato mettere insieme gli interventi e sia perché si è accumulato molto ritardo. Non c’è una ‘ready solution’. E’ necessario però prevenire”, per esempio attraverso l’uso di “nuove tecnologie come satelliti, droni e sensori a terra, possiamo scoprire i problemi in tempo e intervenire; perché un conto è affrontare una frana quando il terreno comincia a smuoversi e un conto quando non c’è neanche un monitoraggio nell’arco della giornata. Sulla capacità di prevenire il nostro Paese può fare un ulteriore passo avanti. E, questo, diventa metà della soluzione. Prevenire vuol dire anche investire molto in sensibilità e cultura nei giovani, con programmi che comincino dalle scuole”. 

Il ministro si ferma soltanto quando riflette del suo ruolo: “L’orizzonte di questa legislatura credo sia di due anni. C’è urgenza. Non perché c’è il Recovery plan. Ma c’è un’urgenza fattuale. Dovremmo comunque farlo. Il Recovry ci dà soltanto anche un’urgenza amministrativa”. E mette in fila i tre obiettivi che si è posto per il suo mandato: “Presentare entro fine mese all’Ue un buon Recovery plan; entro un paio di mesi presentare la nuova struttura” del nuovo ministero della Transizione ecologica; e mettere a punto una serie di regole e un processo per velocizzare e rendere più snella e efficace la macchina amministrativa, oltre che aiutare a “realizzare quanto previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza al più presto le promesse del Recovery Plan”.