(Rinnovabili.it) – L’Italia può rendersi indipendente dal gas russo già nel 2023 e senza impiegare nuovo carbone. Lo ha dichiarato oggi il Ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, nel corso della trasmissione di Rai 3 “Agorà Extra”. Rispondendo alle domande del giornalista e conduttore Sento Bonini sull’attuale situazione energetica, Cingolani ha spiegato per somme righe i prossimi passi del Governo. E le proposte che l’Italia ha portato in sede europea per contrastare il caro energia.
La questione principale rimane quella della forte dipendenza nazionale dal gas russo. Oggi Mosca fornisce circa 29 miliardi di metri cubi di gas naturale al Belpaese. Oltre il 40% della nostra domanda. Un quantitativo non trascurabile che ci pone attualmente una condizione di forte debolezza. Ma, spiega Cingolani, l’Italia è già corsa i ripari. Ed “entro primavera inoltrata 16 miliardi di metri cubi saranno rimpiazzati da altri fornitori nel mondo”.
Il piano governativo guarda lontano con l’obiettivo di mettere in moto una serie di azioni di rafforzamento. “24-30 mesi dovrebbero consentirci di essere completamente indipendenti” dal gas russo, afferma il ministro. Come? Nel breve termine si guarda allo sviluppo delle fonti rinnovabili, la tecnologia più veloce da implementare, una volta rimossi gli ostacoli burocratici. Il lavoro su questo fronte è già iniziato. L’ultimo Decreto Energia, ad esempio, ha semplificato l’installazione di impianti fino a 200 kW di fotovoltaico e solare termico sugli edifici.
Ma gran parte delle aspettative vertono sul GNL. “Bisognerà aumentare la nostra capacità di rigassificare“, ha dichiarato il numero uno del MiTE, spiegando come oggi in Italia vi siano solo tre rigassificatori e in funzione al 60% della loro capacità d’esercizio. Questi impianti “possono essere a breve portati ad un’efficienza superiore, quindi produrre più gas”. E “già per metà di quest’anno installeremo un primo rigassificatore galleggiante“. Un approccio che permetterebbe di portare tale centrale direttamente in prossimità delle reti del gas.
A ciò si aggiungeranno “altre infrastrutture nei prossimi 12 mesi” e una nuova spinta nei confronti dei cosiddetti carburanti sintetici, dal biometano all’idrogeno. Tuttavia questi “richiedono più tempo”. “Penso di poter dire con un ampio margine di sicurezza che noi garantiremo comunque il percorso di decarbonizzazione”, ha affermato Cingolani. E se per qualche motivo la fornitura russa si interrompesse prima della messa in sicurezza a lungo termine, “le nostre riserve attuali e il piano di contingenza ci darebbe un tempo abbastanza lungo per arrivare alla stagione buona […] Ad aprile dovremmo avere tra i 15 e 16 miliardi di m3″.
Il ministro rassicura in parte anche sulla questione carbone. Per ora il piano non prevede di richiamare all’attivo le vecchie centrali termoelettriche. “Non riapriamo nulla perché l’impresa non vale la spesa“. Solo in caso di grave e improvvisa emergenza, le due centrali a carbone ancora in funzione a Brindisi e Civitavecchia, verrebbero mandate “a pieno regime per un periodo limitato”.