La proposta in discussione farebbe tornare il paese al pre-Fukushima. Il governo continua l’accelerazione sull’atomo, anche come misura per garantire la sicurezza energetica
Ad oggi, il paese nipponico ha 33 reattori nucleari
(Rinnovabili.it) – Nessun limite alla durata di esercizio per le centrali nucleari. È la proposta del ministero dell’Economia giapponese per aumentare la sicurezza energetica e insieme ridurre le emissioni di gas serra. Una misura che, se verrà approvata, completerà il ritorno al business as usual del Giappone in materia di energia atomica dopo il disastro di Fukushima.
Fu proprio nel 2011 che il governo decise di introdurre un tetto massimo di età per le centrali nucleari, fissandolo a 40 anni con la possibilità di un’estensione di altri 20. Prima di Fukushima non era previsto alcun limite, come nella maggior parte dei paesi al mondo. La proposta del ministero oggi in discussione mette un solo paletto: l’impianto deve continuare a essere ritenuto sicuro dall’Autorità per la Regolazione del Nucleare.
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La misura fa parte del piano del premier Fumio Kishida (e del predecessore Yoshihide Suga) di ritornare a puntare molto sul nucleare lasciandosi alle spalle l’incidente all’impianto di Fukushima. Il nuovo piano energetico nipponico prevede di portare il contributo dell’atomo nel mix elettrico al 20-22% entro il 2030. Per raggiungere l’obiettivo, gli ultimi governi hanno riacceso molti degli impianti spenti nel 2011 per precauzione e iniziato a garantire l’estensione di esercizio a quelli più vecchi.
Quest’estate, nel pieno della crisi energetica e mentre il paese era alle prese con ondate di calore molto intense che hanno fatto temere nuovi, estesi black out dopo quelli che si erano verificati l’inverno prima, Tokyo aveva deciso di riavviare 4 centrali prima della stagione fredda.
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Ad oggi, i reattori nucleari esistenti in Giappone sono 54, di cui 33 sopravvivranno al piano di decommissioning. Di questi, 4 hanno superato la soglia dei 40 anni e hanno già incassato l’ok a proseguire le operazioni. Con le leggi attuali, altri 13 reattori dovrebbero smettere di operare verso la fine degli anni ’40 e 15 alla fine degli anni ’50.