Rinnovabili • Centrali nucleari: l’Olanda costruirà due nuovi impianti Rinnovabili • Centrali nucleari: l’Olanda costruirà due nuovi impianti

Berlino ci ripensa: forse è meglio tenere accese anche le centrali nucleari

Il phase out dovrebbe completarsi il 31 dicembre di quest’anno. Ma il governo, per la prima volta dallo scoppio della crisi energetica, fa sapere di star valutando un’estensione per gli impianti

Centrali nucleari: l’Olanda costruirà due nuovi impianti
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Sono ancora 3 le centrali nucleari attive in Germania

(Rinnovabili.it) – Cadono i tabù a Berlino. Con il Nord Stream 1 chiuso, Gazprom che invoca la force majeure per l’interruzione delle forniture, e settori industriali come quello chimico che fanno sapere di aver già tagliato tutto il consumo di gas possibile, la Germania sta pensando di non chiudere le sue ultime centrali nucleari a fine anno.

Uno stress test decide la sorte delle centrali nucleari

Finora il governo Scholz era stato irremovibile. Lo spegnimento delle centrali nucleari iniziato sotto Merkel deve andare avanti, anche con la crisi energetica e un rapporto con la Russia ai minimi termini. Da ieri, l’esecutivo è diventato possibilista. Tutto dipende dal nuovo stress test della rete elettrica che sarà condotto nelle prossime settimane.

Il governo vuole valutare di nuovo se le forniture di elettricità possono resistere all’inverno anche in caso di shock molto forti. Rispetto al primo sondaggio della scorsa primavera saranno ipotizzate condizioni più drastiche, ha fatto sapere il ministero dell’Economia e della Protezione del clima, guidato dal Verde Robert Habeck. Tra le righe, si intuisce che a Berlino nessuno aveva preso davvero sul serio l’ipotesi che Mosca chiudesse del tutto i rubinetti. Ma adesso l’ipotesi sta velocemente diventando realtà.

Dal risultato dello stress test dipenderanno le decisioni del governo. Ma nel ventaglio, fa sapere un portavoce del ministero, spunta per la prima volta anche l’opzione di estendere la vita delle centrali nucleari tedesche. “Fin dall’inizio, la questione delle centrali nucleari non è stata ideologica per il governo tedesco, ma puramente tecnica, è stata sottoposta a revisioni da parte di esperti e ora sarà nuovamente sottoposta a tali revisioni in circostanze più severe”, ha dichiarato il portavoce.

Eco di un do ut des tra i partiti della coalizione di governo, probabilmente. Se i Verdi hanno continuato a dire no al nucleare – appoggiando il potenziamento momentaneo del carbone – i liberali del Fdp con la guerra in Ucraina avevano abbandonato il loro tradizionale no all’atomo. In cambio del ripensamento di Habeck & co, potrebbero aver offerto l’ok a mettere un limite di velocità in autostrada. Misura bandiera per i Verdi, ma finora rimasta fuori dai provvedimenti per il risparmio energetico.

Cosa resta del nucleare in Germania

Il 31 dicembre 2021, la Germania ha spento 3 delle 6 centrali nucleari del paese. L’addio ha toccato gli impianti più datati: Brokdorf nello Schleswig-Holstein, avviata nel 1986, Grohnde in Bassa Sassonia, attiva da 37 anni, e l’unità C di Gundremmingen in Baviera, anche questa in funzione dal 1984. Restano invece attive a tutt’oggi le centrali atomiche di Emsland in Bassa Sassonia, Isar 2 in Baviera e Neckarwestheim 2 nel Baden-Württemberg. Ancora per poco: in teoria, il phase out definitivo del nucleare è previsto al più tardi per il 31 dicembre del 2022.

La tabella di marcia fu decisa dal governo Merkel nel 2011, all’indomani del disastro nucleare di Fukushima. E da allora la data dello stop non è mai cambiata. Gli impianti attivi oggi hanno una capacità installata di 4,3 GW (su un totale di capacità installata per la generazione elettrica di 218GW), pari al 6% del fabbisogno elettrico del paese. I 3 siti spenti a fine 2021 aggiungevano altri 4,25 GW di capacità installata.

Prolungare la vita alle centrali, però, non è un’operazione immediata. Lo spegnimento degli impianti è già in corso, invertire il processo richiede tempo. Decidendo adesso, la Germania potrebbe contare di ricevere elettricità dalle centrali per l’autunno del 2023. Non prima. In un momento, cioè, in cui se la diversificazione dal gas russo procede come previsto, i problemi più grandi saranno già superati. Questo il parere della commissione di esperti interrogata dal governo già mesi fa, che sottolineava come le centrali nucleari avrebbero dovuto continuare a lavorare per almeno altri 3-5 anni per far sì che l’estensione fosse ripagata completamente. (lm)