Le centrali elettriche a carbone producono ancora il 32% dell’energia giapponese
(Rinnovabili.it) – Secondo le fonti del quotidiano nipponico Yomiuri, il Giappone starebbe cercando di sospendere entro il 2030 la produzione in circa 100 vecchie centrali elettriche a carbone, considerate inefficienti ed obsolete. Se le fonti risultassero credibili, questa notizia segnerebbe un enorme cambiamento nella politica energetica del paese (la terza più grande economia al mondo), caratterizzata da un forte sostegno all’energia a carbone.
Finora, infatti, il Giappone era l’unico paese del G7 a lanciare piani per nuove centrali elettriche a carbone, che rappresentano un’enorme fetta delle emissioni di gas serra che alimentano il riscaldamento globale. Yomiuri ha dichiarato che il ministro dell’Industria nipponico, Hiroshi Kajiyama, annuncerà presto che quasi il 90% delle 114 centrali costruite prima della metà degli anni ’90 sarà smantellato.
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Contattato da Reuters, un funzionario del Ministero dell’Economia, del Commercio e dell’Industria (METI) ha confermato che il governo considera inefficienti 114 delle 140 centrali elettriche a carbone del Giappone, nonché che abbia programmato di eliminarle gradualmente entro il 2030. Tuttavia, ha sottolineato che “non è stata presa alcuna decisione di ritirare o sospendere 100 impianti”.
Il carbone rappresenta il 32% del mix energetico del Giappone. Questo significa che il paese dovrà adottare misure molto rigide per raggiungere un obiettivo di riduzione del 26% entro il 2030. Non a caso, il governo nipponico è stato oggetto di critiche da parte di organizzazioni non governative e, di recente, da parte di importanti aziende giapponesi (come il grande supermercato Aeon) per la sua dipendenza dai combustibili fossili. Specie dopo il disastro di Fukushima, che ha portato alla chiusura della maggior parte dei reattori atomici, il Giappone ha infatti raggiunto livelli record nel consumo di carbone.
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