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La Gran Bretagna sta per chiudere tutte le sue centrali a carbone

Centrali a carbone: Gran Bretagna, addio storico dopo 140 anni
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Stop alla centrale di Radcliffe-on-Soar

Il 30 settembre, la Gran Bretagna spegnerà anche l’impianto di Ratcliffe-on-Soar, l’ultima delle sue centrali a carbone. Con le sue 4 unità da 500 MW ciascuna, il sito del Nottinghamshire è in grado di generare elettricità per circa 2 milioni di persone. Ma è anche una delle centrali più inquinanti d’Europa, classificandosi al 18° posto con le sue 8-10 milioni di tonnellate di CO2 l’anno.

È un momento storico. Come aveva stabilito nel 2021, Londra chiude un capitolo durato 140 anni. Il carbone è stato il motore dietro il balzo dell’economia nazionale, il fattore che ha permesso e sostenuto la creazione di un impero globale prima e la ripresa nel secondo dopoguerra poi.

Verso il phase out del carbone

Con lo spegnimento dell’ultima delle sue centrali a carbone, la Gran Bretagna è anche il 1° paese del G7 a onorare l’impegno sullo stop al carbone. Il vertice G7 che si è tenuto in primavera a Venaria, sotto la presidenza italiana, si era chiuso con la promessa di abbandonare la generazione da carbone entro il 2035. Anche se con eccezioni per gli impianti attrezzati con tecnologie per la cattura del carbonio.

Secondo le principali analisi internazionali, l’abbandono totale (phase out) del carbone è un elemento imprescindibile per una transizione energetica capace di tenere il riscaldamento globale sotto 1,5°C. In particolare, per rispettare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi:

L’Italia dovrebbe diventare il 2° paese del G7 a rinunciare al carbone, a partire dal 2025, con l’eccezione temporanea per i 2 impianti (sui 6 ancora funzionanti) situati in Sardegna, per i quali lo stop è previsto tra il 2026 e il 2028.

Il veloce addio di Londra alle centrali a carbone

La traiettoria seguita dalla Gran Bretagna sull’addio al carbone è, per molti versi, sorprendente. Nel 1990 il carbone forniva l’80% dell’elettricità del paese. Nel 2010 era ancora al 30%. Quota crollata ad appena l’1% nel 2023. L’anno scorso il mix elettrico era composto al 34,7% dal gas, al 32,8% dall’eolico e dal solare, all’11,6% dalla bioenergia e al 13,8% dal nucleare.

Dopo la rapidità – il phase out ha subito un’accelerazione incredibile nell’ultimo decennio – l’aspetto più significativo è il ruolo delle rinnovabili. Londra non ha sostituito il carbone con il gas fossile, che è anzi passato da una quota del 46% del mix elettrico nel 2010 al quasi 35% dell’anno scorso. Il posto della fonte fossile più inquinante è stato occupato dall’impennata dell’eolico, passato dal 3 al 25% nello stesso lasso di tempo, e da quella più contenuta del solare (dallo 0 al 4%). Inoltre, la domanda di elettricità è scesa del 16%.

A livello emissivo, i gas serra generati dalla produzione di elettricità sono crollati dalle 160 milioni di tonnellate di CO2 (MtCO2) del 2010 alle circa 58 MtCO2 del 2022.

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