La centrale nucleare di Zaporizhzhia è in shutdown
(Rinnovabili.it) – Il crollo della diga di Nova Kakhovka sul Dnepr non ha (ancora) messo in pericolo il sistema di raffreddamento dei reattori della centrale nucleare di Zaporizhzhia. La situazione non è critica, al contrario di quanto ha dichiarato ieri Ukrhydroenergo, la società che opera l’infrastruttura. Lo ha specificato l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) in una nota. Anche se ci sono poche certezze su cosa può succedere nei prossimi giorni.
Nella notte tra il 6 e il 7 giugno una delle principali dighe sul fiume Dnepr è crollata. Non è ancora chiaro se per cause legate al conflitto, cioè per un’operazione russa o ucraina o per un errore umano, oppure se per cause “naturali”, come l’aumento della pressione dell’acqua combinato con la mancata manutenzione. Il bacino artificiale si è quindi iniziato a riversare a valle, allagando vaste aree su entrambe le sponde, inclusa la città di Kherson.
I problemi generati dal disastro sono molti: dall’evacuazione forzata di migliaia di persone allo spostamento incontrollato dei campi minati (di cui esistevano mappe precise, ormai inutili), all’inquinamento dovuto a reflui e sostanze potenzialmente tossiche trascinate dalle acque, incluso petrolio, ai danni agli ecosistemi fluviali.
Ma i problemi non sono solo a valle. Il lago artificiale che si sta svuotando, infatti, garantiva anche l’approvvigionamento idrico dell’intera Crimea (attraverso l’unico canale che va verso la penisola) e, soprattutto, assicurava l’apporto di acqua al bacino di raffreddamento della centrale nucleare di Zaporizhzhia.
Cosa sta succedendo alla centrale nucleare di Zaporizhzhia?
L’allarme dell’Ukrhydroenergo è arrivato nel pomeriggio di ieri. Secondo l’ad della società, Igor Syrota, il livello dell’acqua era “al di sotto del punto critico di 12,7 metri” e quindi non poteva più rifornire “i bacini della centrale nucleare di Zaporizhzhia per raffreddare l’impianto”. In realtà le cose non stanno così.
Anche se la centrale è in shutdown forzato a causa della guerra, per evitare incidenti e potenziali rilasci radioattivi, i suoi reattori hanno ancora bisogno di essere costantemente raffreddati per evitare la fusione del combustibile nucleare. Per il raffreddamento, l’impianto si serve di un bacino dedicato che viene riempito proprio con l’acqua del lago attraverso delle pompe che la dirottano in un canale apposito. Cinque reattori sono in cold shutdown e uno in hot shutdown, tenuto a circa 250 gradi per facilitare un eventuale riavvio. Tutti necessitano di raffreddamento.
Syrota non ha descritto una situazione concreta, bensì si è basato sulle valutazioni di rischio esistenti per la centrale. Per i quali, con un livello del lago sotto i 12,7 metri, le pompe non sarebbero più state in grado di funzionare. Invece sono ancora in funzione, ribatte l’IAEA, che ha verificato sul terreno la situazione. “La centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhya sta continuando a pompare acqua di raffreddamento dal serbatoio di Kakhovka, anche se il livello dell’acqua ha raggiunto il punto in cui, secondo le stime precedenti, le pompe non potevano più funzionare”, ha detto il direttore generale AIEA Rafael Mariano Grossi. Livello toccato nel pomeriggio dell’8 giugno alle 18. Fino a quel momento, il lago si era abbassato di 4,1 metri.
Alcuni tecnici della centrale, dopo aver effettuato delle ricognizioni, hanno assicurato all’AIEA che le pompe potrebbero funzionare almeno fino al raggiungimento di un livello di 11 metri, e forse anche sotto quella soglia. Se per il momento il rischio di un serio problema di raffreddamento sembra scongiurato, resta una situazione estremamente critica. Il lago continua a svuotarsi a un ritmo di 4-7 centimetri l’ora e potrebbe raggiungere in pochi giorni un livello di riempimento troppo basso per permettere alle pompe di funzionare.