A gennaio 2021 chiuderà il Gruppo 2 della centrale a carbone Federico II di Brindisi
(Rinnovabili.it) – Enel conferma la chiusura anticipata, a partire dal primo gennaio 2021, del Gruppo 2 della centrale a carbone Federico II di Brindisi. La società aveva inoltrato la richiesta al Ministero dello Sviluppo Economico a gennaio 2020 e il riscontro è stato positivo, dando il via al processo di dismissione dell’impianto.
Si tratta dello spegnimento della prima delle 4 unità produttive da 660 MW della centrale che, da programma, dovrebbe chiudere in maniera completa e definitiva entro il 2025. La società ha sottolineato che l’azione “rientra nell’impegno di Enel per la transizione energetica verso un modello sempre più sostenibile”. Motivo per cui la compagnia sta sviluppando anche alcuni progetti fotovoltaici all’interno del sito.
Ma la parte da leone la farà la nuova centrale a gas ad altissima efficienza da 1,6 GW, per cui Enel ha avviato negli scorsi mesi l’iter di permitting.
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La notizia è stata ben accolta dal sindaco di Brindisi, Riccardo Rossi. “Di fatto si dismette un gruppo che produceva 660 MW – ha commentato il primo cittadino – e capace di bruciare fino a 2 milioni di tonnellate di carbone all’anno. Questo processo sarà costante e dovrà essere sostenuto anche dal Just Transition Fund”, il fondo UE dedicato ad aiutare le comunità colpite dall’uso del carbone a costruire nuove economie energetiche forti, resilienti e diversificate.
Anche il Presidente della Regione, Michele Emiliano è intervenuto sul tema. “Abbiamo lavorato con grande determinazione per convincere Enel a dismettere la centrale a carbone di Cerano e questo impegno è stato preso per il 2025. […] La battaglia ambientale, che è la battaglia di tutti, la stiamo vincendo e questo è un presupposto fondamentale per la tutela della salute pubblica”.
Un plauso per l’ok ministeriale arriva anche dagli ambientalisti. Il WWF ha rilasciato in queste ore una nota stampa in cui ricorda come la chiusura anticipata fosse per alcuni versi già attesa “E’ in corso la procedura di riesame dell’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) per tutto l’impianto a carbone Enel – scrive l’associazione. “Una procedura che tra le prescrizioni imponeva proprio che sul gruppo BS 2 venissero installati nuovi filtri a manica, in sostituzione dei meno efficienti filtri elettrostatici. Un’operazione costosa che sicuramente non era giustificabile”.
Ma allo tempo il WWF invita a riprendere in considerazione il progetto di riconversione al gas “Vedrebbe la nascita di un impianto di ben 1680 MW, una potenza assolutamente ingiustificata per un sistema energetico che dovrebbe essere decarbonizzato (cioè ad emissioni di carbonio nulle) e quindi dovrebbe puntare sulla massiccia produzione da fonti rinnovabili, su un adeguamento della rete elettrica e sulla realizzazione di adeguati sistemi di accumulo”.
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