Entro il 2030 l’UE vuole una capacità CCS di 50 mln t CO2 l’anno
(Rinnovabili.it) – La CCS conquista uno spazio sempre più grande nei piani dell’UE per raggiungere la neutralità climatica. Spazzando via i dubbi sulla fattibilità di un ruolo di primo piano della cattura e stoccaggio della CO2. Dubbi che vengono silenziati con uno sforzo finanziario e politico molto consistente. È quanto emerge dalle anticipazioni della bozza dell’Industrial carbon management plan, atteso per il 6 febbraio.
I nuovi target UE su cattura e stoccaggio della CO2: 450 mln t al 2050, 50 entro il 2030
Partiamo dai numeri. Bruxelles vuole arrivare al 2050 con una capacità di cattura e stoccaggio della CO2 di 450 milioni di tonnellate l’anno. La bozza non fissa ancora l’obiettivo intermedio al 2040 – sarà definito insieme al target comunitario di abbattimento delle emissioni, forse -90%, anche questo atteso il 6 febbraio. C’è però un numero di riferimento: 200 mln t è l’obiettivo 2040 per l’EEA, riferito cioè all’Area economica europea che include tutti i paesi UE più Gran Bretagna, Islanda e Norvegia.
Ma parla dell’orizzonte 2030. Entro fine decennio la capacità CCS dei Ventisette deve arrivare a 50 mln t CO2 l’anno. Numero che rispecchia la recente proposta del Net Zero Industry Act. Dove Bruxelles vuole obbligare le compagnie petrolifere e del gas a fornire almeno quel volume di capacità di stoccaggio permanente ogni anno, a proprie spese, entro fine decennio.
Verso un’autostrada europea del carbonio
Per il salto dal 2030 al 2040 e oltre, però, è necessario mettere in piedi una vera e propria infrastruttura europea per il trasporto della CO2. E individuare e rendere operativi i siti di stoccaggio. Qui il Piano di gestione del carbonio industriale spiega quali saranno i prossimi passi necessari.
Primo, “un possibile futuro pacchetto normativo sul trasporto di CO2”. Secondo, un “Atlante degli investimenti” che individui i possibili siti geologici di stoccaggio nello spazio EEA. Terzo, il denaro per realizzare un’autostrada europea del carbonio che colleghi siti industriali e depositi geologici. Nella forma di un bando sotto il Connecting Europe Facility che ha un budget di oltre 20 miliardi di euro. Dando priorità alle infrastrutture transfrontaliere di trasporto della CO2, cioè classificandole come ‘progetti importanti di comune interesse europeo’ (IPCEI).
Un progetto, quello delineato da Bruxelles, che da più parti viene visto con sospetto. Trasformare la CO2 da gas serra da abbattere alla base a bene scambiabile sul mercato permetterebbe ai paesi e all’industria di tirare il freno sulle politiche per il clima per appoggiarsi a una soluzione tecnologica che non trasforma il sistema di produzione basato sulle fossili.