Il paese ha già oggi il 15% della capacità globale di cattura e sequestro del carbonio
(Rinnovabili.it) – Due nuovi maxi hub per la cattura e sequestro del carbonio. Una capacità di stoccaggio geologico della CO2 moltiplicata per 4 rispetto a quella attuale. Che rappresenta già il 15% della disponibilità globale di infrastrutture per la rimozione dell’anidride carbonica dall’atmosfera e il suo immagazzinamento sottoterra. È l’obiettivo a cui punta il Canada nella nuova strategia sul CCS, ancora in fase di preparazione ma filtrata alla stampa dopo che è stata condivisa con l’industria fossile.
Il piano del governo Trudeau è un salvagente lanciato all’industria fossile nazionale, in fortissima crisi prima per lo stallo dello shale, poi per il crollo dei prezzi durante la pandemia, e infine per il fuggi fuggi degli investitori. Non stupisce apprendere che sono già una decina le compagnie petrolifere canadesi che stanno acquistando quote di stoccaggio nei futuri hub nazionali per abbattere la loro impronta.
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Cosa prevede la strategia per la cattura e sequestro del carbonio? Nella formulazione attuale è una pietra angolare della politica climatica di Trudeau, che ha promesso di tagliare le emissioni del 40-45% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005. Per quella data i 2 hub CCS dovranno essere funzionanti o quasi ultimati. La capacità di stoccaggio prevista, complessivamente, si aggira intorno ai 15 milioni di tonnellate di CO2.
Il Canada è tra i paesi leader in questo settore, con 4 progetti all’attivo per una capacità totale di circa 4 milioni di tonnellate. Ma l’espansione del CCS, da sola, non spingerà le compagnie a comprare spazio per seppellire le loro emissioni. Per questo la strategia ipotizza che alcuni incentivi negativi possano spingere le major dell’oil&gas nazionale a fare questo passo. Tra le misure, un prezzo del carbonio che il governo spera aumenti di 7 volte in 10 anni (da meno di 27 euro di oggi a circa 170 nel 2030).
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