Dopo due progetti pilota negli Stati Uniti, da 1 e 100 tCO2/anno, adesso la tecnologia per sottrarre la CO2 in eccesso assorbita dall’oceano passa alla fase di test per renderla disponibile su scala industriale. La major petrolifera norvegese la installerà dal 2024 presso il suo complesso di trattamento di gas fossile di Kårstø
La norvegese Equinor impiegherà la tecnologia DOC della californiana Captura
(Rinnovabili.it) – Una capacità iniziale da 1.000 tonnellate di CO2 l’anno, a partire dall’autunno del 2024. Con l’obiettivo di testare e portare a scala industriale la tecnologia della cattura diretta di CO2 dall’oceano (Direct Ocean Capture, DOC). Il corrispettivo “oceanico” della DAC, la cattura di anidride carbonica dall’aria, altra tecnologia ancora largamente sperimentale su cui alcuni settori industriali puntano per raggiungere emissioni nette zero o negative.
Il progetto pilota è firmato dalla major norvegese del petrolio Equinor e da Captura, un’azienda con base a Pasadena, California, che ha già ricevuto finanziamenti dal DoE statunitense e da canali privati per sviluppare la cattura diretta di CO2 dall’oceano. L’impianto sorgerà presso il sito di Kårstø, costa occidentale della Norvegia, dove Equinor gestisce un complesso di trattamento del gas fossile, il più grande d’Europa e terzo al mondo per capacità di export di gas naturale liquefatto proveniente dai pozzi del mare del Nord.
Come funziona la cattura diretta di CO2 dall’oceano?
Gli oceani assorbono circa il 30% della CO2 in eccesso generata da cause antropiche in tutto il mondo. In questo modo svolgono una preziosa azione cuscinetto che limita il riscaldamento globale, ma al contempo modifica gli ecosistemi oceanici soprattutto attraverso l’acidificazione delle acque. La cattura diretta di CO2 dall’oceano si basa sullo stesso concetto della DAC, ovvero sottrarre anidride carbonica per stoccarla in modo duraturo senza impatti climatici.
La tecnologia messa a punto da Captura si basa sull’elettrodialisi, un sistema in grado di separare la CO2 dall’acqua marina attraverso una membrana a scambio di ioni applicando una differenza di tensione. L’azienda californiana non impiega additivi nel processo e lo alimenta a energia rinnovabile, abbattendo l’impronta di carbonio della DAC.
Una volta recuperata la CO2, questa verrà immessa nel sistema di trasporto e stoccaggio Northern Lights, progetto per lo storage di anidride carbonica nella piattaforma continentale norvegese a cui stanno lavorando la stessa Equinor insieme all’olandese Shell e alla francese TotalEnergies. Oppure potrà essere riutilizzata in altri processi industriali. L’obiettivo finale è generare crediti di carbonio che possano essere certificati con accuratezza e, a differenza di quelli emessi da progetti di riforestazione o afforestazione, non siano soggetti a rischi e incertezze (come incendi, siccità, …) e permettano di misurare con precisione la quantità di CO2 effettivamente rimossa dall’oceano.