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Carta dell’energia: la revisione UE non convince

Risalente al 1991, la clausola sulla risoluzione delle controversia in materia di investimenti e stato (ISDS) è ormai obsoleta. Ma la revisione proposta dal legislativo europeo sembra non risolvere le questioni più spinose.

Carta dell'energia
Credits: JOSE BEZERRA da Pixabay

La Commissione UE propone una revisione della Carta dell’energia che potrebbe favorire l’industria fossile

(Rinnovabili.it) – Un anno fa, gli Stati membri dell’UE hanno dato mandato alla Commissione Europea di rivedere il trattato sulla Carta dell’energia. Il documento, infatti, aveva ricevuto aspre critiche per aver posto gli interessi dell’industria fossile al di sopra dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente. La Carta nasceva del 1991, qualche anno dopo il crollo del muro di Berlino, con l’obiettivo di proteggere le compagnie petrolifere e del gas dal “rischio politico” di investimenti nell’ex blocco comunista.

La Commissione Europea ha proposto di riformare lo statuto lo scorso anno, definendo la Carta dell’energia “obsoleta”, in particolare per quanto riguarda la clausola sulla risoluzione delle controversie in materia di investimenti e stato (ISDS). Secondo la clausola, se lo “stato ospite” in cui investe uno stato straniero (“stato d’origine”) viola uno dei diritti garantiti all’investitore secondo il diritto pubblico internazionale, allora l’investitore può portare la questione di fronte ad una corte arbitrale commerciale.

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Tuttavia, a seguito delle richieste di numerosi Stati membri, il testo include ora una nuova disposizione che fa esplicito riferimento alla futura applicazione di un tribunale multilaterale per gli investimenti, che sarebbe competente a pronunciarsi su controversie relative alle Carta dell’energia. Il testo rivisto, infatti, rende “esplicito che un futuro tribunale multilaterale per gli investimenti può essere utilizzato per risolvere le controversie tra le parti contraenti e gli investitori, si legge in una nota della Commissione.

Tuttavia, gli attivisti di Friends of the Earth affermano che questo principio, sebbene lodevole, sia ancora troppo poco. In particolare, le nuove disposizioni sulla risoluzione delle controversie sonoprive di valore poiché la Carta dell’energia ​​continuerebbe a consentire agli investitori di chiedere milioni o addirittura miliardi di risarcimenti nei tribunali arbitrali privati” ​​se le politiche pubbliche dello “stato ospite” dovessero incidere sui profitti degli investitori. In particolare, la revisione “non propone alcuna limitazione significativa ai diritti degli investitori relativa al trattamento equo e solidale (FET), alle aspettative legittime e alle nazioni più favorite (NPF)”, sostiene l’ONG.

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Secondo Friends of the Earth, quindi, le riforme suggerite dalla Commissione “non porranno fine al numero crescente di casi ISDS basati sulla Carta dell’energia, e le spese legali delle controversie continuerebbero a cadere sulle spalle dei contribuenti. Ma c’è di più, perché l’UE non avrebbe individuato “un meccanismo di ricorso che potrebbe rendere le decisioni dei tribunali più coerenti. Inoltre, non sostituisce la figura degli arbitri a scopo di lucro con quella dei giudici, né fa altre proposte per porre fine ai conflitti di interesse degli arbitri”.

Questo significa che la Carta dell’energia così revisionata potrebbe anche ostacolare gli sforzi per promuovere le energie rinnovabili e l’efficienza energetica, proteggendo di contro gli investimenti nei combustibili fossili.