Trattato sulla Carta dell’Energia, una minaccia per l’ambizione climatica UE
(Rinnovabili.it) – A luglio 2020 OpenExp, la rete globale di esperti di sviluppo sostenibile, aveva caldamente raccomandato all’Unione europea di abbandonare qualsiasi riforma del Trattato sulla Carta dell’Energia e di recedere dall’accordo per il bene del clima. Oggi la Commissione europea potrebbe aver accettato il consiglio. Secondo un documento visionato dall’agenzia stampa Reuters, l’Esecutivo comunitario avrebbe definito “inevitabile” un’uscita dell’UE dal controverso Energy Charter Treaty (ECT). Il motivo? Lo stesso che nel 2019 aveva indotto Bruxelles a intraprendere un percorso di riforma dell’accordo, ritenuto troppo obsoleto nelle sue dinamiche. Soprattutto per quanto riguarda la clausola sulla risoluzione delle controversie in materia di investimenti e stato (ISDS).
Il Trattato è nato negli anni ’90 con per stabilire un quadro multilaterale per la cooperazione transfrontaliera nel settore energetico e principalmente nell’industria dei combustibili fossili. Oggi conta circa 50 firmatari, compresi i paesi dell’Unione europea che lo avevano ratificato con la speranza di rafforzare la propria sicurezza e garantire un approvvigionamento continuo di risorse dall’est all’ovest. Ma nel tempo sono emersi diversi limiti penalizzanti per le nazioni. Uno dei punti più critici nell’attuale impostazione dell’ETC riguarda il meccanismo di risoluzione delle controversie investitore-Stato per la protezione degli investimenti commerciali. Le disposizioni del trattato consentono, infatti, alle aziende di citare in giudizio gli Stati per progetti energetici bloccati a seguito di nuove norme. E negli ultimi anni, con l’avanzare dell’impegno climatico europeo, questa possibilità si è tradotta in un numero crescente di cause contro politiche e leggi nazionali che fossero di qualche ostacolo al comparto fossile.
Ecco perché nel 2019 la Commissione europea ha avviato dei negoziati per riformare il trattato sulla Carta dell’Energia e ripristinare il “diritto di legiferare” del Blocco in settori cruciali come quello climatico. I tentativi di miglioramento sono stati presto bocciati da società civile e associazione ambientaliste. E hanno trovato un solido muro d’opposizione sia a livello del Parlamento europeo che in alcuni Stati membri. Se si esclude l’Italia, che aveva già abbandonato l’ETC nel 2016, oggi nazioni come Francia, Germania, Paesi Bassi, Polonia e Spagna continuano a minacciare un ritiro aumentando la pressione su Bruxelles affinché coordini un abbandono a livello comunitario.
Opzione proposta nel documento visionato dalla Reuters e condiviso con i Ventisette. Nel testo l’uscita dall’ETC verrebbe inquadrata come l’opzione “più adeguata” per l’UE e che rimanere nel Trattato “minerebbe chiaramente” gli obiettivi climatici europei. Perché l’abbandono divenga effettivo è necessario il sostegno dell’Europarlamento e di almeno 15 Stati membri.