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Caro bollette, sbagliato mettere all’indice la transizione ecologica

È tempo di accelerare gli investimenti nelle rinnovabili e "se il governo non fosse disposto a questo rilancio, sarebbe un grave indizio del fatto che non crede davvero alla conversione ecologica"

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via depositphotos.com

di Rossella Muroni

(Rinnovabili.it) – Ha ragione, il vice presidente della Commissione europea, Frans Timmermans quando dice che solo un quinto dell’attuale aumento dei prezzi dell’energia può essere attribuito alla crescita del prezzo della CO2 e soprattutto che se avessimo fatto il Green Deal 5 anni fa saremmo meno dipendenti dalle fonti fossili e dal gas naturale e non saremmo in questa situazione. La verità è che sulla transizione energetica siamo in ritardo ed è proprio questo il problema.

Il Ministro della Transizione Ecologica Cingolani, invece, non ha perso l’occasione per fare allarmismo dicendo in sostanza che la bolletta elettrica aumenterà del 40% perché crescono il prezzo del gas e il costo della CO2 prodotta. Accreditando una comunicazione ‘terroristica’ che spara prezzi inverosimili, come rincari da 500 euro a famiglia.

È vero che non bisogna essere reticenti e che le cose vanno dette, ma da chi ha la responsabilità di guidare la transizione del Paese mi aspetto spiegazioni su come il governo intende affrontare la situazione e tutelare cittadini e imprese, senza ritrattare sul Green Deal. Avrei voluto parole chiare sull’aumento delle bollette: il prezzo della materia prima incide per l’80% circa e quello della CO2 del 20%. È un peccato anche che il Ministro non abbia sentito l’esigenza di spiegare che soffriamo per l’aumento del costo del gas perché siamo troppo dipendenti da questa fonte fossile e abbiamo smesso di investire nelle rinnovabili. E gli iter autorizzativi per l’installazione di un impianto di energia pulita, che in Italia possono durare anche più di cinque anni, non sono stati adeguatamente semplificati dal decreto che avevo questo scopo. Ricordo che nel 2011 noi abbiamo realizzato circa 10 gigawatt di potenza da rinnovabili, nell’ultimo anno ne abbiamo fatto a malapena uno. Se il Governo vuole davvero aiutare le famiglie e imprese deve aiutare il Paese a correre sul fronte delle rinnovabili.

Soprattutto, la risposta al caro bollette non deve essere mettere all’indice la transizione ecologica, né contestare gli obiettivi climatici e le misure europei. Questo è il tempo di accelerare per un’Italia e un’Europa sempre più rinnovabili ed efficienti. Perché è quello che serve per affrontare la crisi climatica e per l’economia. Proprio ora che la differenza tra costo dell’energia fossile e rinnovabile si è ulteriormente ampliata, infatti, gli investimenti sulle fonti pulite sono convenienti e avrebbero ritorni in tempi brevi. E se il governo non fosse disposto a questo rilancio, sarebbe un grave indizio del fatto che non crede davvero alla conversione ecologica.  

Se l’esecutivo non volesse ridimensionare il ruolo del gas nel nostro Piano nazionale energia e clima e correggere analogamente il capacity market, sarebbe il secondo indizio. Il gas, infatti, non può essere considerato l’energia della transizione. Farlo non solo ci costerebbe caro, ma ci legherebbe a un modello di sviluppo rivolto al passato. Al contrario bisogna guardare avanti e avere ben presente che il futuro del Paese è fatto di rinnovabili, innovazione ed efficienza.

Tutto questo mi preoccupa, come pure il fatto che nel recepimento della Direttiva RED II non vedo la spinta necessaria sulle fonti pulite. I target sono troppo bassi rispetto ai nuovi obiettivi climatici europei: stabilisce che entro il 2030, a livello europeo, le energie rinnovabili dovranno incidere per almeno il 32% sul consumo finale lordo di energia, ma l’Italia contribuirà con un più contenuto 30%. Per quanto sotto la media, centrare l’obiettivo non sarà facile considerando la fatica con cui procediamo a nuove installazioni. E non è affatto detto che le soluzioni di percorso condiviso di individuazione di aree idonee all’installazione delle rinnovabili e il meccanismo di semplificazione nell’accesso agli incentivi siano sufficienti a dare la spinta che ci serve. Va poi considerato che pesa in negativo la parte sui trasporti. Il recepimento italiano promuove soprattutto i biocarburanti per auto e camion tra le rinnovabili e dimentica l’elettrificazione, non rispetta la legge votata dal Parlamento sulla esclusione dal 2023 di olio palma, soia e derivati dalle rinnovabili. Iniziamo a correggere questi errori e a prevedere nella prossima legge di Bilancio un graduale taglio ai sussidi fossili. Se la si vuole fare veramente la transizione!

di Rossella Muroni, ecologista e deputata di FacciamoECO