La risposta di Wwf, Legambiente e Greenpeace alle dichiarazioni di Cingolani sulla possibilità di estrarre più gas italiano per frenare la corsa dei prezzi in bolletta. Una soluzione “davvero poco lungimirante”, che servirebbe per 7, massimo 15 mesi.
Il caro bollette continuerà anche nel I trimestre 2022
(Rinnovabili.it) – Per contrastare il caro bollette non bisogna estrarre più gas “autarchico”, ma eliminare tutti gli oneri di sistema impropri e investire davvero nelle fonti rinnovabili. Il suggerimento di Cingolani è “senza senso e logica” e ben poco “lungimirante”. Non fosse altro che per le quantità di gas fossile teoricamente disponibili: un’inezia rispetto al fabbisogno nazionale. Rispondono così Wwf, Legambiente e Greenpeace all’uscita del titolare del MiTE.
Ieri, in un’intervista al Messaggero, Cingolani aveva proposto di “usare tutte le frecce a nostra disposizione” per contrastare l’incremento dei prezzi di luce e gas: “nei prossimi 12-18 mesi dobbiamo muoverci anche in altre direzioni. Come quella di aumentare la produzione di gas nazionale con giacimenti già aperti”, ha affermato, stimando che si potrebbero “magari raddoppiare i 4 miliardi di metri cubi attuali”.
Perché la ricetta di Cingolani sul caro bollette non può funzionare
L’Italia ha un fabbisogno di 72 Sm3 (metri cubi standard) di gas. Ai ritmi attuali esauriremo le riserve certe in 10 anni, quindi bisognerebbe esplorare meglio quelle catalogate come probabili, che sono stimate in qasi 46 mld di Sm3. “Quantità, sia che si parli di riserve certe che di probabili, irrisorie rispetto all’attuale fabbisogno di gas del nostro Paese che è il vero problema da risolvere in tempi rapidi e in maniera sistemica”, scrivono le 3 associazioni.
Anche ipotizzando di poter estrarre al massimo le fonti di gas fossile nel sottosuolo e nei fondali marini italiani, il problema del caro bollette di riaffaccerebbe dopo pochissimo tempo. Si tratta infatti di “una cifra che, anche se andassimo ad estrarre tutte insieme le riserve certe di gas dal nostro territorio, ci renderebbe indipendenti per poco più di 7 mesi (agonia che si protrarrebbe fino a 15 mesi se includessimo anche tutte le riserve probabili)”. E ancora, bisognerebbe poi vedere l’entità dei benefici concreti: il prezzo non lo fa il paese che estrae ma il mercato, e non è certo detto che tutto il gas finirebbe in Italia, aggiungono i 3 firmatari.
La strategia contro il caro bollette dovrebbe essere un’altra, basata su 3 pilastri. Primo, “eliminare tutti gli oneri di sistema impropri dalle bollette elettriche, anch’esse soggette a continui aumenti”. Secondo, intervenire sulla “componente energia”, ovvero “investire nelle fonti rinnovabili, non solo attraverso le comunità energetiche, ma anche nei grandi impianti”. Infine, strutturare politiche di efficienza energetica che, da qui al 2030, possano “portare tutti gli edifici, residenziali e non, a ridurre i consumi di almeno il 50%, in linea anche con le proposte europee”.