Quanto pagheranno l’energia elettrica e il gas le aziende in Italia?
Gli scombussolamenti sul mercato del gas di inizio anno non spaventano troppo l’Unione Europea, forte di stoccaggi pieni oltre la media del periodo e delle nuove rotte di approvvigionamento. Questa stessa sicurezza, tuttavia, viene meno nei consumatori su cui già da tempo si proietta l’ombra di un nuovo caro energia 2025.
Gli occhi sono puntati soprattutto sul comparto produttivo, i cui consumi non sono ancora tornati ai livelli pre covid anche a causa dell’elevata spesa energetica di questi anni. Spesa che per l’anno appena iniziato potrebbe alzarsi ulteriormente.
A lanciare l’allarme è oggi l’Ufficio studi della CGIA (Confederazione Generale Italiana dell’Artigianato) che in un nuovo dossier elabora una previsione delle bollette aziendali per il 2025. Stimando un costo per l’intero sistema imprenditoriale nazionale di 85,2 miliardi di euro. Vale a dire 13,7 miliardi di euro in più rispetto al 2024 (+19,2%).
Prezzo del gas, le dinamiche speculative
Se, nonostante lo stop del gas russo attraverso l’Ucraina a livello di flussi e riserve non vi sono attualmente carenze, qual è il problema? La situazione è abbastanza complessa e sui trend dei mercati energetici giocano, come sempre, sia fattori reali che fattori “virtuali”.
Reali come la fine di tutta una serie di interventi messi in campo per alleggerire le fatture energetiche. Primo fra tutte il price cap per il gas, il meccanismo creato in risposta alla crisi del 2022 e in scadenza il 31 gennaio 2025. Ma anche misure tampone nazionali, che l’Italia ha sostenuto stanziando 92,7 miliardi di euro.
Virtuali come le dinamiche speculative messe in campo da alcuni partecipanti al mercato, amplificando di conseguenza la volatilità dei prezzi. In questo caso particolare, negli ultimi dodici mesi il prezzo del gas europeo sul Ttf ha intrapreso un percorso in crescita anche a causa di un gruppo di 380 fondi di investimento che hanno aumentato significativamente la loro esposizione attraverso i futures.
Quindi tra speculazioni finanziarie (che da sempre avvelenano i mercati), volumi da rimpiazzare, misure salva consumatori in scadenza e possibile incertezze future legate ai consumi, il quadro non appare particolarmente rassicurante. “Ma c’è un altro aspetto negativo da considerare. Così come accaduto negli anni passati, potremmo trovarci davanti a un’impennata dei prezzi del gas e dell’energia che rischiano di provocare una spirale inflazionistica”, si legge nel dossier della CGIA.
Caro Bollette 2025, la spesa energetica delle imprese
Le previsioni elaborate dalla Confederazione si basano su un’ipotesi di prezzo medio estrapolato a partire dagli ultimi trend. Nel dettaglio il dossier riporta un prezzo per l’energia elettrica 2025 di 150 euro/MWh e un prezzo per il gas di 50 euro/MWh. Come domanda si è invece assunta quella del 2023. Il risultato? In totale, la spesa complessiva per l’energia aziendale potrebbe arrivare a 85,2 miliardi di euro, di cui 65,3 miliardi per l’elettricità e 19,9 miliardi per il gas.
“A pagare il conto più salato dovrebbero essere le imprese del Nord”, in particolare quelle in Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Piemonte. “Questa ripartizione geografica, infatti, ‘ospita’ buona parte dello stock delle imprese presenti nel nostro Paese e, conseguentemente, dovrà farsi carico della quota parte di aumento più consistente; praticamente quasi quasi due terzi dell’aggravio complessivo”.
Per la precisione l’incremento di costo previsto il 2025 – pari a 13,7 miliardi – dovrebbe essere per il 64% del totale in capo alle aziende del Nord Italia.
“Se analizziamo questo costo aggiuntivo stimato di 13,7 miliardi di euro per quest’anno, notiamo che quasi 9,8 miliardi (+17,6 per cento rispetto al 2024) riguarderebbero l’energia elettrica e 3,9 miliardi (+24,7 per cento) il gas”.
Quali imprese pagheranno le bollette più care?
Il caro bolletta 2025 dovrebbe colpire alcuni settori più di altri. Lato elettricità i segmenti più vulnerabili dovrebbero essere:
- metallurgia (acciaierie, fonderie, ferriere, etc.);
- commercio (negozi, botteghe, centri commerciali, etc.);
- altri servizi (cinema, teatri, discoteche, lavanderie, parrucchieri, estetiste, etc.);
- alimentari (pastifici, prosciuttifici, panifici, molini, etc.);
- alberghi, bar e ristoranti;
- trasporto e logistica;
- chimica.
Lato consumo di gas, invece:
- industrie estrattive (minerali metalliferi ferrosi e non ferrosi, etc.);
- lavorazione e conservazione alimenti (carni, pesce, frutta, ortaggi, oli e grassi, etc.);
- produzione alimentare (pasta, pasti, gelati, etc.);
- confezione e produzione tessile, abbigliamento e calzature;
- fabbricazione/produzione legno, carta, cartone, ceramica, utensileria, plastica e chimica;
- fabbricazione apparecchiature elettriche ed elettroniche, macchine utensili e per l’industria, etc.;
- costruzione di navi e imbarcazioni da diporto.