L’impianto va offline in anticipo. A novembre chiuderà anche l’ultima centrale del paese. Che si unisce al ristretto club degli Stati europei coal-free
Da solo, l’impianto di Sines produceva il 12% delle emissioni lusitane
(Rinnovabili.it) – Ieri sera la centrale a carbone di Sines, in Portogallo, ha terminato definitivamente tutte le attività. Il clima ringrazia: da sola, produceva il 12% delle emissioni di gas serra del paese. Lo stop dell’impianto da quasi 1.300 MW è stato anticipato, in linea con la versione più aggiornata della strategia di decarbonizzazione di Edp (Energias de Portugal), l’azienda che lo ha gestito. Con questi progressi, la tabella di marcia permette al paese lusitano di dire per sempre addio al carbone già entro la fine di quest’anno.
I piani iniziali di Edp prevedevano la chiusura dei suoi impianti solo al 2030. Poi l’accelerazione nella transizione energetica impressa a livello europeo e la presa d’atto che il settore del carbone è sempre più in crisi hanno convinto l’azienda a velocizzare il tutto. Nell’annunciare prima l’anticipazione al 2023 e poi quella al 2021, Edp aveva citato l’aumento dei costi per le quote dell’ETS – il mercato dei crediti di carbonio europeo – e la competizione del gas naturale come fattori alla base della scelta.
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Tutti gli occhi adesso sono puntati su Pego, l’ultima centrale a carbone ancora attiva in Portogallo. Anche per questo impianto è già stata decisa la data in cui chiuderà definitivamente i battenti: il prossimo novembre. A quel punto, il Portogallo sarà il 4° paese europeo ad aver abbandonato il carbone, dopo Belgio, Austria e Svezia.
“In quattro anni, il Portogallo è passato dall’avere una strategia approssimativa per uscire dal carbone entro il 2030, a piani concreti per essere senza carbone entro la fine dell’anno. Il fatto che Sines vada offline anche prima del previsto sottolinea questa realtà: una volta che un paese si impegna a produrre energia pulita, l’economia delle energie rinnovabili garantisce la transizione molto rapidamente “, ha affermato Kathrin Gutmann, campaign director per la Ong Europe Beyond Coal.
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