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Londra cede, stop alla miniera di carbone della discordia

Il piano prevedeva un tempo di esercizio esteso almeno al 2049. Il coke estratto sarebbe servito per produrre acciaio. Ma il progetto è in rotta di collisione con la traiettoria della ripresa verde UK e con l’impegno climatico assunto da Londra

Carbone: Londra congela la nuova miniera di coke nel Cumbria
Foto di PublicDomainPictures da Pixabay

Il carbone estratto avrebbe prodotto 8,4 mln di t di CO2e l’anno

(Rinnovabili.it) – Dopo mesi di pressioni interne, il governo di Londra ha congelato l’apertura di una miniera di carbone in Cumbria. Sarebbe stata la prima miniera del genere in 30 anni a ricevere luce verde da Downing Street. Una prospettiva che è stata denunciata con forza da buona parte della politica e della società civile perché incompatibile con il nuovo corso verde inaugurato dal premier Boris Johnson.

Decisivo è stato il parere contrario del Committee on Climate Change (CCC), un organo consultivo senza alcun potere vincolante per il governo, ma piuttosto ascoltato. Il piano per la ripresa verde post pandemia svelato da Johnson lo scorso novembre, ad esempio, adottava alcuni dei suggerimenti più ambiziosi usciti dal comitato. Sulla miniera di carbone in Cumbria, il CCC ha sottolineato l’incongruenza tra i piani di Londra – phase out del coke entro il 2035 – e la valutazione di sostenibilità economica della miniera, che ne prevede l’esercizio fino almeno al 2049.

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Londra aveva inizialmente dato l’ok al progetto, che prevedeva di estrarre coke dal fondale del mare d’Irlanda per destinarlo alla produzione di acciaio. Punto sottolineato dalla West Cumbria Mining, la compagnia mineraria al centro della vicenda, questo dell’acciaio, nel tentativo – fallito – di convincere l’opinione pubblica che un altoforno abbia un impatto sul clima più in linea con la neutralità climatica al 2050 di una centrale a carbone.

Il premier però non ha realmente mollato l’osso. Johnson si è limitato a scaricare la patata bollente alle autorità locali. Il ministero dell’edilizia abitativa, delle comunità e del governo locale britannico, infatti, ha dichiarato la scorsa settimana che la decisione ultima spetta dal consiglio locale della contea. Organo che ieri si è finalmente espresso, bloccando tutto sulla base del parere del CCC.

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Londra ha messo in campo un piano da 12 miliardi di sterline per accelerare la transizione energetica non più tardi dello scorso novembre. Al centro del progetto c’è l’eolico offshore, ma anche l’idrogeno. E poi  tecnologie per la cattura e lo stoccaggio del carbonio (CCS), decarbonizzazione accelerata dei trasporti, pompe di calore per migliorare l’efficienza energetica.

Inoltre, Londra si è impegnata a tagliare le sue emissioni del 68% entro il 2030, obiettivo estremamente ambizioso che ha reso più credibile l’impegno britannico nella diplomazia climatica sulla strada verso la COP26 di Glasgow di novembre prossimo. Tutte misure che appaiono realmente incompatibili con l’inaugurazione di una nuova miniera di carbone, quella nel Cumbria, che si stima produrrebbe 8,4 mln di t di CO2e l’anno.