Pechino l’unica economia del G20 dove la quota di carbone non cala. Nel 2015 generava il 44% dell’elettricità da carbone al mondo. Nel 2020 ha toccato il 53%
I dati 2020 sul carbone nel Global Electricity Review di Ember
(Rinnovabili.it) – Non ci sono soltanto i record della capacità installata di eolico, nel 2020 della Cina sul fronte energia. C’è anche tanto carbone. Il gigante asiatico, primo inquinatore e seconda economia al mondo, nell’anno della pandemia ha generato il 53% dell’elettricità da centrali a carbone prodotta a livello globale. Un trend in netto aumento. Cinque anni fa – cioè appena all’indomani dell’accordo di Parigi sul clima – questa percentuale si fermava al 44%.
In questo lasso di tempo la crescita del carbone cinese è stata dall’1,7%, pari a 77 TWh, calcola l’istituto britannico Ember in un rapporto pubblicato oggi. Ed è l’unico paese del G20 ad andare in questa direzione. Tutti gli altri Stati vedono una riduzione dell’energia generata da impianti a carbone.
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Il rapporto Global Electricity Review di Ember rivela che l’elettricità generata da nuove turbine eoliche e pannelli solari nel 2020 è arrivata a +315 TWh. Specularmente, il carbone è crollato a livello globale segnando -346 TWh. Tuttavia, ciò è stato possibile solo perché la pandemia ha frenato la crescente domanda mondiale di elettricità. Dal 2015, sottolinea Ember, l’aumento della domanda di elettricità ha superato la crescita dell’elettricità pulita e quindi ha portato a un aumento dei combustibili fossili e delle emissioni.
“Con la ripresa e l’aumento della domanda di elettricità, il mondo dovrà fare molto di più per garantire che il carbone continui a diminuire”, ha affermato Dave Jones di Ember. “Con l’utilizzo del carbone già in aumento nel 2021 in Cina, India e Stati Uniti, è chiaro che il grande passo in avanti deve ancora avvenire”.
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La performance della Cina è caratterizzata da luci e ombre. C’è stato un aumento importante della domanda di elettricità, tanto che Pechino ha appena superato i valori pro capite della Gran Bretagna e dell’Italia. Ma questo aumento è stato coperto solo per la metà da energie rinnovabili: il carbone pesa per quasi il 40%.
Dati che fanno a pugni con la curva discendente che l’economia asiatica dovrebbe iniziare immediatamente a seguire per onorare l’impegno della neutralità climatica al 2060 e il picco delle emissioni al 2030. Nell’ultimo piano quinquennale, presentato poche settimane fa, la Cina non ha fissato obiettivi precisi né come tetto alle emissioni né come ritmo del phase out del carbone. Si è limitata invece a usare formule più generiche, impegnando tuttavia il paese e procedere nella transizione verso un’economia low-carbon.