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Il carbone non tramonterà presto: domanda in crescita fino al 2025

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Nel 2021 la domanda globale di carbone crescerà del 2,6%

(Rinnovabili.it) – Il carbone in altalena. Dopo il calo registrato negli ultimi anni e il crollo verticale del 2020 dovuto alla pandemia, nel 2021 ci sarà un rimbalzo. Secondo le previsioni dell’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) il prossimo anno la domanda globale è destinata a crescere del 2,6%. Il rapporto Coal 2020 prevede che questa curva continuerà a salire per alcuni anni, prima di tornare ad appiattirsi attorno al 2025.

Il Covid-19 sembra rallentare il phase out di questa fonte fossile. L’intervisione di tendenza prevista dall’Iea è piuttosto netta. Nel 2019, si legge nel rapporto, il calo era stato dell’1,9% mentre quest’anno i blocchi produttivi e la diminuzione sensibile della domanda globale di energia ha trascinato il carbone verso un tondo -5%.

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“La crisi del Covid-19 ha completamente rimodellato i mercati globali del carbone”, spiega Keisuke Sadamori, direttore dei mercati energetici e della sicurezza all’Iea. “Prima della pandemia, ci aspettavamo un piccolo rimbalzo della domanda nel 2020, ma da allora abbiamo assistito al più grande calo del consumo dalla seconda guerra mondiale. Il calo sarebbe stato ancora più profondo senza il forte rimbalzo economico in Cina, il più grande consumatore di carbone al mondo, nella seconda metà dell’anno”.

Secondo l’Iea, il consumo previsto si stabilizzerà entro il 2025 a circa 7,4 mld di t. Ciò renderebbe il 2013, quando la domanda globale di carbone ha raggiunto gli 8 mld di t, il picco storico. Ma mentre la quota sia nel mix elettrico che nel mix energetico complessivo sono in costante declino, l’uso del carbone in termini assoluti non è destinato a un rapido declino nell’immediato futuro. Infatti, continua Sadamori, “con la domanda che dovrebbe rimanere stabile o crescere nelle principali economie asiatiche, non vi è alcun segno che il carbone svanirà rapidamente”.

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Cina e India da sole rappresentano 2/3 della domanda globale di questa fonte fossile. Se si sommano anche Giappone, Corea e gli altri paesi del sud-est asiatico la percentuale sale al 75%.

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